''Ho sempre detto che non dobbiamo parlare più di emergenza perché si tratta di una situazione che dura da tempo e con la quale ci dobbiamo misurare proprio evitando logiche emergenziali. La questione giovanile esiste ed è un problema educativo che attiene alla dispersione scolastica, al degrado delle periferie e quindi riguarda lo Stato in tante sue componenti che dovrebbe essere più presente là dove le altre agenzie educative non funzionano''.
Questo ì il pensiero di Luigi Riello, procuratore generale della Corte d'Appello di Napoli, a margine della seconda edizione del premio intitolato alla memoria del procuratore Frunzio, che quest'anno ha visto le scuole confrontarsi sul tema della devianza giovanile.
L'alto magistrato stabese ha sottolineato che accanto all'azione educativa ''bisogna anche essere presenti come forze dell'ordine, come apparato repressivo perchè ci sono episodi di grande gravità non solo nei quartieri cosiddetti malfamati ma anche nei quartieri 'bene'''.
Il procuratore generale ha inoltre affermato che la necessità che ''la violenza venga sradicata, che venga fatto capire a questi ragazzi che ciò che fanno non è giusto e non è degno di uno Stato di diritto e democratico. Quindi - ha aggiunto - non mettiamoli dentro e gettiamo la chiave, ma mettiamo in moto meccanismi e percorsi educativi degni di uno Stato di diritto che si coniughino con imprescindibili misure sociali''.