LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2024




Il fatto

Il narcos di Gragnano dalla "bella vita" torna in carcere, coca dalla Colombia

Bonifacio in cella, famoso per una autobiografia in cui raccontava di star di Hollywood e del calcio

di Redazione
Il narcos di Gragnano dalla

Torna in carcere, cancellando tutto il lavoro fatto per dimostrare di essersi redento. Eppure Gennaro Bonifacio, detto Rino l’Elite e ancora molto noto a Gragnano, città lasciata per trovare fortuna a Milano. Il quarantanovenne gragnanese adesso è accusato di quegli stessi reati per cui è entrato nella storia del narcotraffico tra l’Italia e la Colombia. Dopo i 17 anni di carcere a cui era stato condannato soprattutto per una tonnellata di cocaina sequestrata nel porto di Livorno nel 2000, asseriva di stare per essere ricevuto in udienza da Papa Francesco e si dichiarava pronto a donare il midollo osseo a una madre disperata in cerca del trapianto del figlio. La storia di una redenzione da ex trafficante internazionale che aveva descritto nell’autobiografia «Malabellavita», con tanto di prefazione della senatrice pd Stefania Pezzopane in cui si vantava di conoscere retroscena sulle tante star di Hollywood e del calcio conosciute tra Ibiza e Miami. Lui, che seguendo il filo dei racconti a sua firma era stato il primo a introdurre l’ecstasy in Italia, pretendeva anche di spiegare agli altri che “il tabacco uccide più della droga”. Tutta una narrazione smentita dai fatti. Nei giorni scorsi il pm dell’antimafia milanese Paolo Storari ha ordinato il fermo d’urgenza per l’importazione di 118 chili di cocaina dalla Colombia, sequestrati nel porto di Livorno, praticamente la stessa location per la quale era finito nei guai l’altra volta. La droga era nascosta dentro tavolette di legno parquet nel container del cargo «Maersk Nexoe» salpata dal Cile. È il 13 ottobre 2016 quando, senza che venga divulgato, la Procura di Reggio Calabria e il «Goa» della Guardia di Finanza di Catanzaro, che con gli americani della «Dea» stavano indagando sul fornitore colombiano Fernando Ronal Alfonso Cuesta, rivoltano da cima a fondo il cargo a bordo del quale avevano intuito un carico monitorato da un italiano. Gli inquirenti lavorano su questa traccia, soprattutto su un cellulare al quale arrivano telefonate sospette. Dopo il sequestro Bonifacio usa la chat in Blackberry sperando di non essere scoperto e invece finisce diritto nelle mani dei magistrati. E ora dovrà scrivere un nuovo capitolo della sua storia.


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12-11-2017 13:34:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA