A Pompei le suggestioni dell'antico Egitto che influenzarono la vita, la religione, il gusto estetico della cittadina campana. Da oggi al 2 novembre, la Palestra Grande ospita 'Il Nilo a Pompei', una grande mostra che racconta la diffusione e il fascino dell'Egitto e dei suoi culti nel Mediterraneo e in particolare nella cittadina campana, dove dalla chincaglieria al culto di Iside e Osiride fino agli arredi e agli affreschi delle residenze più belle, i paesaggi di quelle terre lontane e i loro culti hanno sempre destato forti suggestioni. Seconda tappa del progetto iniziato a marzo nelle sale del museo Egizio di Torino, la rassegna campana ha il suo punto focale in un gruppo di otto magnifiche statue del XV e XIV secolo a.C., prestito eccezionale appunto del museo torinese: sette colossali ritratti scultorei di Sekhmet, la dea che con la sua ambivalenza ricordava la potenza distruttrice e insieme generosa delle piene del Nilo, e un magnifico Thutmosi I seduto, che introducono il racconto sul mondo della mitologia egizia e il potere dei faraoni del Nuovo Regno. Una narrazione che, sala dopo sala, si arricchisce di oggetti, proiezioni, filmati, come sul lungo tavolo installazione, dove un video di nove minuti ricostruisce la storia del culto di Iside, da quello egizio a quello romano, con la scoperta del tempio a lei dedicato a Pompei. All'importante esposizione è anche affiancato un inedito 'tour egizio' tra gli scavi, con la visita al Santuario di Iside, riaperto per l'occasione dopo i restauri, e alla Casa dei Pigmei, accessibile per la prima volta.