I due quadri di Van Gogh come trofeo. Simbolo del potere che Raffaele Imperiale aveva acquisito da quando, lasciata Castellammare, si era messo in affari con il clan Amato curando il business del traffico di droga con il Sud America. Ma anche come caparra per l’acquisto di grosse partite di cocaina in arrivo dalla Colombia. "Le opere d'arte sono un bene rifugio anche per la criminalità che le usa come strumenti di investimento o mezzi di pagamento o garanzia per compravendite criminali, ma anche come ostentazione di potere". A dirlo è il generale Giorgio Toschi, comandante generale della Guardia di Finanza, intervenendo oggi all'inaugurazione della mostra al museo di Capodimonte dei due Van Gogh rubati nel 2002 dal museo Van Gogh di Amsterdam e ritrovati dalle Fiamme Gialle a Castellammare nel settembre scorso. Nascosti in una villa dei genitori del latitante che ora ha fatto perdere le sue tracce nella lontana Dubai.
Toschi ha sottolineato come la Guardia di Finanzia sia "rispettosissima delle competenze sulla tutela del patrimonio artistico assegnate ai Carabinieri sin dal 2006", ricordando che "questa non è stata un'operazione a tutela del patrimonio artistico ma un ritrovamento nel corso di un'indagine antidroga su un clan camorristico". Toschi, che ha assegnato un encomio solenne ai tredici finanzieri che portarono a termine l'operazione, ha spiegato che dopo il ritrovamento dei due quadri "abbiamo avuto conferma che questa organizzazione criminale usava i quadri di Van Gogh come caparra per l'acquisto di grossi quantitativi di droga e come forma di pagamento".
Ricordando l'operazione portata avanti dalla Guardia di Finanza di Napoli, il generale ha sottolineato: "I miei finanzieri chiaramente hanno subito capito che si trattava di opere particolari e poi le abbiamo fatte periziare per appurarne la provenienza. La Guardia di Finanza avverte una forte responsabilità e per questo ho impartito precise direttive perché le indagini sui patrimoni non trascurino alcuna forma di ricchezza, guardando anche ai beni rifugio come le opere arte o i beni archeologici, anche per evitare forme di ostentazione di elevato tenore di vita dei criminali che usano il possesso di queste opere come segno di potere".