Il boss che decide chi deve pagare e condanna imprenditori a finanziare il clan per anni e tre dei suoi uomini che eseguono. Nuove accuse per i vertici del clan Cesarano. Terrore di imprenditori e commercianti tra Castellammare e Pompei Gigino Di Martino, attuale reggente detto o profeta e il figlio Gerardo, considerato il gestore degli affari economici e dell’usura per la cosca, finiscono nei guai per l’estorsione ai danni di un imprenditore. La polizia di Pompei ha notificato al capo della cosca con il figlio e altri due complici un'ordinanza di custodia cautelare in carcere - emessa dal gip di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica - con l'accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un imprenditore dell'area Vesuviana. Se Gigino o profeta era già in carcere, la cella si è aperta invece per il figlio Gerardo, Raffaele Belviso di Ponte Persica con precedenti di droga e Aniello Falanga.
Dalle indagini è emerso che la vittima da anni era costretta a pagare il pizzo al clan che con il passare del tempo sono diventate sempre più esose e frequenti. Gli arresti di oggi dimostrano il dominio del clan sulla periferia di Castellammare e quella di Pompei a distanza di pochi giorni dagli arresti di altri esponenti dei Cesarano che avevano provato ad imporre con la forza assunzioni ad un altro imprenditore di Castellammare.