“Sottrarre un gioiello d'arte al degrado secolare. Dare nuova vita a uno dei monumenti più belli di Castellammare”. Un obiettivo ambizioso quello che si pone Pierluigi Fiorenza, conoscitore e appassionato della storia e dell’arte stabiese. Fiorenza ha deciso di dedicare a Grotta San Biagio uno dei suoi appuntamenti di un ciclo di presentazione di libri. “Riaprire Grotta San Biagio e trasformarla in un attrattore culturale” è uno degli argomenti che non sono mai al centro della discussione su Castellammare. Per parlarne, martedì, due esperti Pippo D'Angelo, soprintendente onorario dell'Archivio storico stabiese. Ad ascoltarli, nella sala della Mondadori martedì pomeriggio, ci saranno i cinque candidati a sindaco: Vincenzo Amato, Gaetano Cimmino, Gennaro Comentale, Antonio Pannullo e Salvatore Vozza per la prima volta insieme da quando è partita la campagna elettorale. Nel corso della serata saranno proiettate le diapositive degli affreschi di Grotta San Biagio. Grotta San Biagio sorge ai piedi della collina Varano, nella zona sottostante la villa romana nota come "Villa Arianna".
Prima cava per i romani e luogo di sepoltura, poi Chiesa curata dai monaci benedettini e intitolata ai Santi Mauro e Iasone. Lasciata ai Benedettini, intorno al XVI sec. fu concessa ai carminatores (tessitori di lana) che la convertirono al culto del proprio protettore, il vescovo e martire San Biagio.
Di particolare interesse, all'interno della grotta, sono gli affreschi a grandezza quasi naturale: tra i più importanti vi sono la raffigurazione dell'Arcangelo Michele e della Vergine in trono con il Bambino. Ospiti di Fiorenza si alternano nel calendario dei suoi appuntamenti giornalisti e scrittori. Domani, sempre alla Mondadori, sarà presentato "La Nazione napoletana" di Gigi di Fiore. Nel testo dell’inviato del Mattino si parla della Nazione napoletana. Secondo una tesi originale: "la retorica risorgimentale esaltava solo i vincitori Piemontesi e sembrava che i Napoletani non esistessero. Figuriamoci se il fascismo, che aveva già tentato di azzerare i dialetti, ne avesse tollerata la memoria.
Parlare, poi, di nazione napoletana, tra gli anni 50 e 60, era praticamente tabù. Così intere generazioni sono cresciute nell'ignoranza storica, quasi all'oscuro dell'esistenza della patria partenopea". Quindi doppio appuntamento con Fiorenza domani e dopodomani alla Mondadori.