Quando sono arrivati i carabinieri aveva appena detto sì. Il figlio di uno dei boss più feroci della Campania è finito in cella per estorsione. Michele di Martino, arrestato mercoledì pomeriggio davanti agli ospiti del suo matrimonio nel comune di Gragnano, è accusato di essersi fatto consegnare un Suv da un concessionario di Castellammare. "Mio fratello Antonio deve fare un regalo, quell'auto mi serve" avrebbe detto il ras dei Monti Lattari alla sua vittima un mese fa. Una richiesta in nome del fratello, tra i 10 latitanti più pericolosi d'Italia, a cui non si può dire di no. E il titolare della concessionaria quell'auto da 39 mila euro l'ha consegnata. Ma poi è scattata la denuncia ai carabinieri. Sono finiti così in manette, insieme al ras, anche un commerciante stabiese Francesco Cerchia e Alessandro de Rosa, genero del boss. In tre, infatti, avevano organizzato la spedizione per imporre la legge della cosca di Gragnano all'imprenditore stabiese. Quell'auto, poi, però è stata restituita il giorno al concessionario. E ora gli inquirenti vogliono capire a cosa sia servita per 24 ore e perché gli estorsori abbiano voluto liberarsene restituendola al rivenditore. Nel frattempo i carabinieri hanno rapidamente chiuso le indagini, partite il 6 dicembre scorso. È stato il pm della Dda Cimmarotta a fare partire l'operazione che ha portato all'uscita dello sposo dal comune, a volto coperto, diretto verso il carcere di Secondigliano. I militari hanno fatto irruzione nel municipio di Gragnano, blindando via Vittorio Veneto alla ricerca di persone in fuga. Contemporaneamente altri militari, sempre diretti dal capitano Carlo Venturini, hanno arrestato De Rosa nella sua abitazione, dove era ai domiciliari, e Cerchia nel suo negozio a Castellammare. Ora resta lo scacco matto da compiere, continuando la caccia al latitante che avrebbe preso il comando al posto del padre Leonardo finito in carcere.
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