Mario Draghi ha continuato a lavorare fino a notte fonda, in silenzio come suo costume e circondato dalla sua corte di esperti, sulla stesura del programma di Governo, che oggi presenterà per la regola non scritta della "culla" prima al Senato; tutto mentre intorno a lui la classe politica italiana già iniziava a litigare, prima ancora di cominciare.
Scontato il voto di fuducia, resta da capire quanto sarà larga in termini numerici la sua maggioranza, visto che i rumors danno almeno 10 senatori del M5S contrari al voto, con molti malpancisti che voteranno per il si, ma condizionato ad una verifica continua cui sottoporrà il Governo Draghi su alcuni temi cari alla base degli iscritti.
Un programma di governo, asciutto quello di Draghi, senza troppi fronzoli come nel suo stile, uno stile che anche la politica sta imparando a conoscere, con l'invito alla massima coesione per il Paese.
Il premier porrà in evidenza il rigore contro le nuove varianti del Covid e la necessità di procedere a passo ancora più spedito nel piano vaccini.
Il discorso non sarà lungo - una ventina di minuti circa - e sarà in gran parte incentrato sulle emergenze e le priorità.
Il Covid, ma anche il Recovery Plan con la sua forte impronta ambientalista e le tre grandi riforme da mettere in campo: quella del fisco, quella digitale, quella della giustizia civile.
Nelle suo programma infine troverà spazio anche un passaggio breve ma significativo su come intende muoversi sulla politica estera, con atlantismo, approccio multilaterale ai dossier internazionali e europeismo come cardini basilari.
La maggioranza è avvisata, dopo il voto, testa bassa e pedalare, e basta con le lite da pollaio, Draghi non è il tipo che si fa prendere per la giacca, piuttosto ritorna nella quiete della sua tenuta a Città della Pieve.