Immagini da vedere, rivedere, esaminare. Per capire, una volta ricostruita, la terribile sequenza di morte chi si sia nascosto dietro i caschi per sparare contro Pasquale Starace. Un solo colpo alla testa, quello fatale. La firma che a compiere l'agguato sono stati due professionisti del crimine. Queste le certezze, supportate dalle immagini del sistema di videosorveglianza. Punto di partenza per gli inquirenti da seguire per riuscire a capire chi possa avere voluto la morte di un uomo di 63 anni, senza apparenti legami con i clan dei Monti Lattari. Troppo lontani nel tempo i suoi rapporti con Catello Cuomo, di cui è stato dipedente. Troppo lontani i piccoli precedenti penali. Un mondo da cui Starace pareve avere preso completamente le distanze, conducendo una vita tranquilla da contadino di un piccolo paesino dove tutti si conoscono e tutti sanno tutto. E allora occorre passare al setaccio l'ultimo periodo, ritornare a gennaio di quest'anno. Dopo un agguato a Casola contro un pregiudicato della zona, le forze dell'ordine hanno controllato anche la sua di casa, in quanto Starace aveva dei fucili che usava per andare a caccia. Ma la vicenda investigativa si è chiusa lì. Come questo episodio collegato a sei mesi fa possa essere collegato all'agguato di venerdì sera è la traccia su cui lavorano gli inquirenti. Potrebbe essersi trattato di una vendetta, anche trasversale. Difficile comprendere altrimenti chi ci sia dietro un agguato che non ha lasciato scampo all'uomo, che lascia una moglie e tre figli. Nel frattempo è stata disposta l'autopsia e solo dopo potrà essere fissata la data dei funerali, in un piccolo paesino sconvolto da questa vicenda.