Falsi incidenti al Tribunale di Torre Annunziata, svelato il sistema che ruotava attorno a toghe sporche e avvocati in carcere da settembre. Per truffare le assicurazioni una vera holding che permetteva a centinaia di persone di guadagnare da un sistema corrotto. Due le inchieste una della Procura di Roma e l'altra di Torre Annunziata, ma collegate per la presenza di personaggi chiave. Centrale nell'organizzazione la figura del procacciatore d'affari Salvatore Verde, lui il contatto tra il mondo delle toghe sporche e quello della manovalanza costituita da carrozzieri assoldati per le truffe e falsi testimoni e vittime di incidenti mai avvenuti. Ad una svolta ieri l'inchiesta torrese che ha portato all'arresto di 13 persone: tra queste, per favoreggiamento, figurano due finanzieri incastrati dai colleghi e nuovamente l'avvocato Ivo Varcaccio Garofalo, già arrestato nella prima puntata dell'inchiesta. Si apre quindi un nuovo capitolo del terremoto al palazzo di giustizia di Torre che ha portato già in cella giudici di pace, protagonista Antonio Ianniello di Scafati e avvocati stabiesi tra cui l'ex consigliere comunale stabiese Rodolfo Ostrifate. Nel secondo filone 112 gli indagati. A capo dell'organizzazione ci sarebbe Salvatore Verde, anche lui già in carcere, accusato appunto di aver reclutato la clientela dei falsi incidenti nella sua agenzia di Boscoreale. Ai domiciliari, invece, Nunzio Achimio Sosto di San Giuseppe Vesuviano, Diego e Claudio Pagano di Boscoreale, Massimo Izzo di Boscoreale, Raffaele Falanga di Boscotrecase, Luigi Boccia di San Giuseppe Vesuviano, Raffaele Celentano di Boscoreale, Pasquale Cuomo di Boscoreale, Catello Aprea di Scafati e Gennaro Avvisato di Terzigno. Ai domiciliari anche due finanzieri di Torre Annunziata. Indagati a piede libero più di un centinaio di altri avvocati, periti, carrozzieri e falsi testimoni. Nel libro paga di Verde una serie di agenti che aveva il compito di reclutare falsi testimoni e carrozzieri interessati a partecipare alla truffa alle assicurazioni. Secondo le tariffe se ai giudici andavano 500 euro per ogni sentenza truccata, ai testimoni 100 euro a prestazione, mentre i carrozzieri potevano arrivare fino a 200 a seconda del lavoro da fare per montare su auto nuove di zecca pezzi incidentati. I procacciatori d'affari, tra cui figurano anche pregiudicati, avevano il compito di prelevare le auto delle persone ingaggiate per il business illegale e portarle a carrozzieri compiacenti tra Bosco e Scafati. A loro toccava anche preparare tutta la documentazione, dai falsi certificati medici alle carte d'identità, su cui poi i giudici di pace e gli avvocati corrotti potevano operare per arrivare alle sentenze truccate. Un sistema in cui ognuno aveva il suo ruolo e guadagnava grazie al giro di mazzette e denaro sporco. Le misure cautelari scaturiscono da un'attività investigativa in parte trasferita per competenza alla Procura di Roma e per la quale scattarono una prima serie di arresti che videro coinvolti tra gli altri giudici onorari, avvocati e periti.
L'indagine ''ha consentito - spiega il procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Alessandro Pennasilico - di svelare un sistema di falsi incidenti stradali o di alterazione di quelli realmente accaduti, allo scopo di ottenere indebiti risarcimenti dalle compagnie assicurative''.