Quattro capi per cinque piazze di spaccio tra Castellammare e Torre Annunziata, in una mappa che comprende anche Santa Maria la Carità. In cella da cinque giorni i registi del business della droga, agli arresti domiciliari corrieri e complici. Dei sedici indagati decidono di confessare gli stabiesi incastrati dalle intercettazioni telefoniche e dalle confessioni dei clienti che da loro acquistavano: cocaina, eroina e marijuana. In carcere da venerdì Amato La Mura, Vittorio D’Auria, Vittorio Benito Ferrara che hanno scelto la strada della confessione al gip di Torre Annunziata Concetta Criscuolo. “Vendevamo droga e ne facevamo uso” hanno detto al magistrato, puntando sul patteggiamento. Del resto la lunga inchiesta dei carabinieri di Castellammare, agli ordini del maggiore Donato Pontassuglia, ha ricostruito quasi quattrocento episodi individuando persino i posti dove i pusher incontravano i loro clienti come davanti ai bar del centro o nel centro antico, ma a volte fino a casa o sulla barca. L'operazione Speedball, dal nome del mix di droghe assunto da alcuni clienti, ha anche scoperto i canali di cui si servivano gli indagati per alimentare il mercato illegale degli stupefacenti in un gioco a incastro per il quale il gestore di una piazza di spaccio come Vittorio Ferrara, che vendeva droga a via Surripa, a sua volta l’acquistava da Raffaele Cherillo capo del gruppo del Caporivo. Un’attività in cui i quattro spesso coinvolgevano anche le famiglie, dai genitori ai fratelli. Ma come racconta oggi il quotidiano Metropolis Cherillo, torrese residente a Castellammare, ha deciso di restare in silenzio scegliendo una strada differente rispetto a quella dei pusher stabiesi. Ma ormai sulle cinque piazze, comunque, le luci sono state definitivamente spente dagli inquirenti.