SABATO 23 NOVEMBRE 2024




Anteprima

Debutto esordio con "Tempo Finale" di Martina Amato, autobiografia di un sogno

Storia di rapporti interpersonali madre-figlia, un sogno a dividerle ed una spazzola a legarle

di Emilia De Simone
Debutto esordio con

E' un po' tutto. Un esordio con cui racconta se stessa. È andata in scena martedì 5 aprile, al Supercinema di Castellammare di Stabia, la prima dello spettacolo “Tempo finale”, una produzione "Laborart" in un unico atto, scritto, diretto e recitato dalla giovane Martina Amato, affiancata da Laura Amalfi (nel ruolo della madre) e Valentina Varone (una Martina bambina).

L’attrice ha portato sul palco sé stessa e la sua adolescenza vissuta in bilico tra un sogno da seguire, diventare una ballerina, e una madre pronta dietro l’angolo a spezzarle le ali.

Pagine aperte di un diario segreto, il cui lucchetto è stato gettato via quando l’attrice ha deciso di raccontare agli altri la sua storia,il rapporto interpersonale madre-figlia, ben lontano dall’amore viscerale e protettivo, un rapporto ostico, vissuto tra urla, sospiri, lacrime e una nebbia di fumo di sigaretta.

Una madre che ha frequentato il collegio e che ha scaricato i rimpianti di una vita su sua figlia, il cui unico desiderio era di essere amata, sostenuta ed incoraggiata nel sogno di fuggire in America, indossare le scarpe da punta e ballare come il suo idolo Carla Fracci.

 Troppo poche le volte in cui madre e figlia si sono venute incontro, momenti segnati da abbracci a metà e colpi di spazzola, a mo’ di carezza.

Il sipario si apre e Valentina Varone occupa la scena,la cameretta riprodotta di Martina e la voce fuori campo “ Shhh, silenzio. Il sogno sta riposando”, e da quel momento un susseguirsi di battute tra madre e figlia, una Martina da piccola e poi giovane donna, una bambina che cerca di creare un contatto con la madre - “ Ho paura quando mi avvicino troppo a te, perché non mi abbracci mai?” -

e una Martina ormai cresciuta, stufa di quegli abbracci negati, di quel sogno sgretolato dalla madre e da un problema al ginocchio.

Nella cameretta non c’è spazio più per entrambe e Martina chiede alla madre di andarsene di casa, mentre ripete a sé stessa che dopo una settimana avrà già dimenticato anche questo momento.

Laura Amalfi, nei panni della madre, seduta su un divano con la valigia ai suoi piedi, ripensa agli anni passati tra quelle mura, accusando  la figlia di non essersi presa cura di lei, quasi come se i ruoli si fossero ribaltati, ora è la madre a chiedere un abbraccio, un conforto, lo stesso che ha negato alla figlia per anni. Una domanda secca: “mamma hai preso tutto?”.

La madre le risponde di sì, eppure qualcosa l’ha dimenticato, una delle poche cose che le legava.

Martina Amato ha scelto di raccontare la sua storia con un linguaggio familiare, il linguaggio teatrale a cui è stata abituata sin da piccola con suo padre Gaetano Amato, stimato attore e scrittore stabiese che per le sue due figlie ha scritto e cantato “Duorme nennè”, una ninna nanna alla quale Martina si è aggrappata in tutti i suoi momenti difficili. Un esordio alla regia per l’attrice, attiva già da anni nel mondo del teatro e che insieme alla danza dice essere la sua più grande passione e a cui vorrebbe si avvicinassero anche tanti altri giovani. La presenza dell’attrice, regista ed insegnante di teatro Laura Amalfi, figlia d’Arte da Camilla Scala e Michele Amalfi, è molto forte sul palcoscenico ed è stata voluta da Martina Amato per l’amicizia e la forte stima reciproca.

Per la giovane attrice questo è solo il primo passo da regista, lei stessa è consapevole che c’è tanto da studiare ma sicuramente è da premiare il coraggio di aver reso pubblica una storia di cui porta ancora le ferite, a cui si aggiunge la sua giovane età e la determinazione che l’ha spinta a fare tutto da sola, a nascondere il progetto in primis al padre per rimboccarsi le maniche e portare avanti il progetto solo con le sue forze.

A fine spettacolo l’attrice ha ringraziato per gli arrangiamenti musicali di Lewis Imperato, la scenografia di Benito Previtera , il disegno luci di Antonello De Simone , le coreografie di Francesca Rapicano (insegnante presso Laborart), la professionalità del ballerino Domenico Gallo, l’arte di Armando Colasante (stylist) , la dedizione di Teresa Buonaiuto ( Assistente alla regia), Pino L’Abbate (aiuto regia), Anima Studio per la fotografia e tutti gli sponsor che hanno creduto nel progetto.

 


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06-04-2016 17:09:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA