Una condanna gli costerebbe il posto in consiglio comunale e l’uscita dalla porta di servizio dal mondo della politica. Il pubblico ministero della Procura di Salerno ha chiesto per Massimo De Iulio quattro anni e mezzo di carcere. Il consigliere, eletto nel centrodestra, è accusato di essersi rivolto al clan Ridosso, che detta legge a Scafati, per avere 6 mila e ottocento euro da un imprenditore. La prova sarebbe in una telefonata partita dal Alfonso Loreto, figlio del boss Pasquale ora pentito, per intimare alla vittima di saldare il debito con De Iulio. La vicenda è stata ricostruita ieri nella requisitoria del pubblico ministero in un processo nei confronti del clan Ridosso. Per la direzione distrettuale Antimafia di Salerno è la conferma del legame tra Scafati e Castellammare, città lasciata dal boss Romolo Ridosso da diversi anni dopo uno scontro con i D’Alessandro. Appena rientrato in consiglio a Palazzo Farnese, con 494 preferenze, De Iulio ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato e si difende dall’accusa di estorsione aggravata dal metodo camorristico. Al suo esordio in politica De Iulio ha abbracciato la causa del Pd, per poi uscirne e diventare tra i consiglieri più fedeli dell’ex sindaco di centrodestra Luigi Bobbio. Dopo uno stop di due anni, si è candidato nella lista civica Stabia in Strada a sostegno di Gaetano Cimmino sempre nella coalizione di centrodestra. E adesso siede accanto a lui tra le fila dell’opposizione al primo cittadino del Pd Tony Pannullo. Imputato in un processo di camorra che coinvolge 15 persone, a lui viene contestato un solo episodio. La vicenda risale a fine 2009 e inizio 2010. Per De Iulio, al contrario, si sarebbe trattato solo di soldi che gli spettavano. Il consigliere lavora nella Sma, la società regionale che si occupa anche di prevenzione anti incendi e si dice sereno. Il consigliere non è l’unico stabiese finito nei guai, tra gli imputati anche Carmine di Vuolo sempre di Castellammare. Imputati anche Alfonso Morello di Torre Annunziata per cui sono stati chiesti 11 anni, e suo fratello Giuseppe che rischia 3 anni e mezzo; dieci anni per Gennaro e Luigi Ridosso, 5 anni e mezzo per Alfonso Loreto. Dopo il pm toccherà agli avvocati della difesa provare a fare vacillare il castello accusatorio che ricostruisce dieci anni di estorsioni e racket che avrebbero messo in ginocchio molti commercianti e imprenditori a Scafati. Tutti in silenzio a Palazzo Farmese, quindi, in attesa di quello che accadrà nelle prossime settimane. Il processo è alle battute finali e la sua conclusione da Scafati avrà il suo effetto sulla politica stabiese.