Ce l’ha fatta. Si è lasciato alle spalle il suo passato. E ricomincia tutto daccapo dopo dieci anni da cancellare. Dal ring al carcere, e dopo nove anni di nuovo sul quadrato. E' la storia di Pietro Aurino, 40 anni, potenziale fuoriclasse del pugilato italiano che inseguiva l'iride e si ritrovò invece prigioniero di scelte di vita a dir poco sbagliate. Era campione d'Europa dei massimi leggeri, dopo aver vinto un oro continentale anche da dilettante, ma un giorno di giugno del 2007 venne arrestato per concorso esterno in associazione camorristica, traffico di droga e di armi. La condanna fu di dieci anni, in seguito ridotti a otto.
A fine 2015 il fighter di Torre Annunziata è tornato libero e adesso cerca la propria redenzione nella boxe "perché il pugilato è l'unica cosa che so fare". "Potrei trovarmi un lavoro, ma è il pugilato la mia vita - aggiunge -. Ho sbagliato e pagato scontando la pena, ma adesso merito una seconda opportunità: sono ancora il più forte di tutti". Quand'era in carcere essendo stato pugile era guardato a vista, "perché - spiega - mi consideravano un soggetto pericoloso. Ho cambiato cinque penitenziari: Regina Coeli, Rebibbia, Lanciano, Prato e Genova. Solo a Marassi ho potuto frequentare una palestra".
Poco dopo essere tornato libero ha capito che non poteva fare a meno del pugilato, ha vinto la proverbiale indolenza e dopo che il primo collaudo è andato bene: vittoria per Ko al primo round lo scorso 18 novembre a Latina contro l'albanese Elidon Gaba. Il suo stop è durato quindi più di nove anni, visto che il suo ultimo combattimento era stato quello del 24 marzo 2007 contro l'ungherese Rajkai. Ora ricomincia a fare sul serio, e l'occasione gliela fornisce l'organizzatore romano Davide Buccioni, con la riunione di sabato 25 all'Atlantico, impianto da 3500 posti nel quartiere capitolino dell'Eur. Il main event sarebbe la sfida tra Vincenzo Bevilacqua e Luciano Abis per il titolo italiano dei superwelter, ma gli occhi saranno puntati tutti su Aurino, che avrà di fronte il greco residente a Malta Billy Corito, uno che ha ottenuto prima del limite otto delle sue dieci vittorie da professionista. Per Aurino sarà il test giusto per capire se, come dice lui, "posso ancora combattere per un titolo internazionale". Sotto quali insegne ancora non si sa, perché essendo stato condannato penalmente con sentenza definitiva, la Fpi non gli consente più di affiliarsi in Italia.
Quindi per lui niente inno di Mameli, ma l'importante è combattere da uomo libero che vuole una seconda occasione, sul ring e anche nella vita.