GIOVEDÌ 19 SETTEMBRE 2024




L'inchiesta

Da Gragnano alla Sicilia, il monopolio delle scommesse clandestine: 15 arresti

Sequestrata anche una agenzia a piazza Marconi

di Redazione
Da Gragnano alla Sicilia, il monopolio delle scommesse clandestine: 15 arresti

Chiuso un centro di scommesse clandestine a Gragnano. Arrestati i protagonisti di un giro di scommesse clandestine. Il titolari finiscono in un'inchiesta che collega il napoletano alla Sicilia. Il gip del tribunale di Palermo Walter Turturici, nell'ambito dell'operazione "All In si gioca", condotta dalla guardia di finanza e che ha portato all'arresto di 15 persone ha disposto il sequestro preventivo di sei centri scommesse tra Napoli e il capoluogo siciliano. C'e' anche il corner Snai che si trova a Gragnano in piazza Marconi 24. Il giudice ha nominato un amministratore giudiziario. I finanzieri del comando provinciale del capoluogo siciliano hanno arrestato 15 persone accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata all'esercizio abusivo delle scommesse e truffa ai danni dello Stato, nonché di trasferimento fraudolento di valori. L'operazione "All In si gioca", prosecuzione dell'indagine All In dello scorso giugno, è stata coordinata dal procuratore aggiunto della Dda Salvatore De Luca. In carcere sono finiti in sei, gli altri nove sono stati posti ai domiciliari. Con lo stesso provvedimento il gip ha disposto il sequestro preventivo di 6 agenzie di scommesse, che si trovano a Palermo e in provincia di Napoli, per un valore complessivo stimato di circa un milione di euro. Sono in corso perquisizioni in casa e negli uffici degli indagati tra la Sicilia e la Campania. Le indagini hanno fatto emergere la presenza di due distinte associazioni a delinquere parallele, entrambe con a capo Salvatore Rubino. Sarebbe stato lui a costruire la rete commerciale illecita con la quale venivano raccolte giocate per almeno 2,5 milioni di euro al mese, come emerso da alcune intercettazioni telefoniche. Il primo gruppo, capeggiato secondo le indagini da Vincenzo Fiore e Christian Tortora e composto da Salvatore Barrale, Maurizio Di Bella, Pasquale Somma e Giovanni Castagnetta, sovrintendeva all'operatività di una rete di agenzie, ognuna delle quali riconducibile a soggetti di fiducia (cosiddetti "master"). La seconda organizzazione, che pure gestiva centri scommesse, aveva come figure di rilievo Rosario Chianello e Michelangelo Guarino e si avvaleva della collaborazione di Giovanni Di Noto, detto "Gianfranco", già arrestato, accusato di fare parte della famiglia mafiosa della Noce. Di questo gruppo facevano parte anche Davide Catalano, Giacomo Bilello, Pietro Montalto, Antonio Inserra e Salvatore Lombardo. Secondo la GdF, la raccolta illegale delle scommesse avveniva attraverso lo schermo di agenzie che operavano regolarmente in forza di diritti connessi a concessioni assegnate dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. In sostanza, secondo le indagini, i gestori di agenzie abilitate alla raccolta lecita di scommesse "da banco", in accordo con gli indagati, alimentavano parallelamente un circuito illecito accettando scommesse in contanti dai clienti che venivano convogliate su "conti gioco" intestati a soggetti terzi mediante l'utilizzo di piattaforme straniere illegali.
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24-11-2020 12:49:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA