Niente più conferenza stampa quotidiana di Angelo Borrelli, che grazie alla diretta streaming è entrata nelle case degli italiani e per diverse settimane ha rappresentato anche l'unico appuntamento istituzionale in cui fare domande agli esperti sulla pandemia. Dopo 55 giorni senza interruzioni, la Protezione Civile dice addio all'appuntamento nel giorno in cui l'Italia fa segnare il record dei guariti, 2.563 in 24 ore, che portano il totale a 42.727.
Un dato che non significa però vittoria, come avverte il consulente del ministro Roberto Speranza e rappresentante italiano dell'Oms Walter Ricciardi: "Una seconda ondata di epidemia in autunno più che un ipotesi è una certezza". Non solo: se si accelerano le riaperture il rischio concreto è che l'ondata arrivi prima dell'estate. E c'è un altro elemento da tenere in considerazione, una buona parte dei nuovi contagi avviene in ambito domiciliare. Quindi prima di ripartire bisognerà organizzare la quarantena per le migliaia di persone che non hanno nelle proprie case le condizioni per potersi isolare. Ecco perché, come ripetono fin quasi alla noia anche il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro e quello del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, bisogna essere "assolutamente cauti e attenti nella ripresa, sia della nostra vita sociale sia nelle attività produttive". In particolare in Lombardia, la regione che - dice Ricciardi - "ha i maggiori problemi in Europa". Riaprirla troppo presto, nonostante le pressioni, sarebbe una scelta "non saggia".
A determinare la fine della conferenze stampa quotidiana è però proprio l'andamento dei numeri. "I dati sanitari ci indicano che si è alleggerita decisamente la pressione sulle strutture ospedaliere e tutto ciò ci rende consapevoli del grande lavoro svolto negli ospedali e della collaborazione dei cittadini - dice Borrelli - E per questo abbiamo deciso di rimodulare le conferenze stampa, ci saranno due volte a settimana". Il bollettino con i dati, criticato da molti anche se resta pur sempre l'unico documento contenente tutti i dati che le regioni hanno trasmesso al governo, però non scomparirà: "Continueremo a garantire massima trasparenza su dati ogni giorno, veicolandoli sul sito e sui social", dice il capo Dipartimento. Quei numeri che, anche oggi, confermano il trend discendente della curva. I nuovi casi sono solo 355 mentre dalle terapie intensive sono usciti altri 124 pazienti - record giornaliero anche questo -; la Lombardia è scesa sotto i mille ricoveri in rianimazione e dai reparti ordinari sono stati dimessi in 1.107 in tutta Italia. Ma non solo: la percentuale dei positivi sul numero dei tamponi è oggi al 5.35%, la più bassa dall'inizio dell'epidemia, in sostanza un malato ogni 18,8 test. L'altra buona notizia è che aver impedito la diffusione del contagio nel centro sud è un "dato ormai solido" dice Locatelli. E' vero che il numero dei morti è ancora alto, con 575 vittime nelle ultime 24 ore. Ma, fa notare il presidente del Css, è anche vero che ci sono 13 tra Regioni e Province autonome che fanno registrare un aumento dei decessi inferiore a 10.
Da domani dunque le luci nell'auditorium 'Elio Di Cicco' nella sede della Protezione Civile a Roma si accenderanno solo il lunedì e il giovedì. Finora non erano mai state spente: il 21 febbraio, il giorno dopo la scoperta del paziente uno a Codogno, ha ospitato i giornalisti in attesa della fine del vertice tra il Premier Giuseppe Conte e i ministri Speranza e Luigi Di Maio.
Il giorno dopo l'intero governo è arrivato in via Vitorchiano per il Consiglio dei ministri, e dopo mezzanotte il presidente del Consiglio ha fatto la sua prima comparsa in auditorium. La prima conferenza stampa di Borrelli c'è stata il 23 febbraio mentre il giorno dopo è stato diffuso il primo bollettino: erano solo 5 le vittime - oggi sono 22.745 - e 219 i contagiati, oggi arrivati a 172.434. Altri numeri, altra era, eppure meno di due mesi fa. La prima volta che gli italiani hanno visto Susanna Di Pietra, l'interprete Lis, è stato il 25 febbraio e poco meno di un mese dopo, il 22 marzo, hanno saputo che in Protezione civile si erano registrati 12 casi positivi al virus. Si è temuto lo avesse preso anche Borrelli quando per tre giorni, dal 25 al 28 marzo, il capo Dipartimento si è assentato perché aveva la febbre. Ma anche in quel caso la conferenza stampa non è saltata.
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