SABATO 23 NOVEMBRE 2024




Il fatto

Coronavirus, il farmaco che lo ferma sperimentato a Napoli: sarà donato

La Roche lo cederà gratuitamente alle Regioni

di Redazione
Coronavirus, il farmaco che lo ferma sperimentato a Napoli: sarà donato

La cura è stata sperimentata a Napoli dai medici del Pascale. Il farmaco, che ferma il coronavirus, ha dimostrato la sua efficacia nei reparti napoletani e sarà donato. E' utilizzato per la cura della artrite reumatoide ma si è dimostrato efficace anche contro la polmonite da Covid-19: il farmaco tolicizumab sarà da ora disponibile gratuitamente per le Regioni che ne faranno richiesta all'azienda produttrice. La Roche ha infatti annunciato la cessione gratuita del farmaco, già usato in via sperimentale in Cina ed anche in Italia all'Istituto tumori Pascale di Napoli ed alcuni altri ospedali.
"Come azienda che opera nelle scienze della vita - spiega il presidente e amministratore delegato di Roche Farma Maurizio de Cicco - raggiungiamo ogni giorno milioni di italiani con farmaci e test diagnostici e in questa situazione di emergenza sentiamo ancora più forte la responsabilità del nostro ruolo sociale". Da qui la decisione di "fornire gratuitamente per il periodo dell'emergenza" il tocilizumab a tutte le Regioni che ne faranno richiesta, fatte salve le scorte necessarie a consentire la continuità terapeutica ai pazienti affetti da patologie per cui il prodotto è autorizzato. Oltre alla donazione del farmaco, l'Azienda ha dato la propria disponibilità all'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per avviare uno studio clinico sull'efficacia e sicurezza di tocilizumab anche in questi pazienti. La conferma arriva da Walter Ricciardi, membro dell'esecutivo dell'Organizzazione mondiale della sanità e consulente del ministero della Salute: "Abbiamo parlato con l'Aifa per avviare un protocollo su tutto il territorio nazionale; per poter dire con certezza se il farmaco sia realmente efficace va testato su molte persone".
Il farmaco, inserito nelle linee guida cinesi, è stato già testato a Napoli sperimentalmente su 6 pazienti, ed altri due hanno iniziato il trattamento oggi, spiega Paolo Ascierto, direttore dell'Unità di immunologia clinica del Pascale. Il farmaco non cura il coronavirus ma combatte la polmonite da esso causata, spesso letale. La sperimentazione napoletana ha visto la ripresa di uno dei primi due pazienti, mentre sull'altro il team al lavoro sta valutando un nuovo ciclo. La prima risposta del tolicizumab nel fermare l'infiammazione polmonare è dunque positiva. Ora, afferma Ascierto, "la sperimentazione si è allargata ad oltre 50 pazienti in tutta Italia e nel giro di una settimana avremo l'effetto sui circa 50 pazienti trattati: se anche la metà di essi avrà avuto forti miglioramenti possiamo essere soddisfatti, perché significa avere in prospettiva bisogno della metà dei posti di terapia intensiva che sarebbero serviti. Ci darebbe una enorme speranza". L'obiettivo, chiarisce, "è ora definire dei criteri per capire quali sono i pazienti che potrebbero trarre il maggior beneficio dal farmaco, e pensiamo che probabilmente potrebbe essere somministrato anche ai pazienti critici ma prima che necessitino di essere intubati". Ascierto si dice dunque "cautamente ottimista": "La speranza è che questo farmaco possa accelerare il recupero dei pazienti critici e, addirittura, scongiurare la necessità della terapia intensiva. Ciò rappresenterebbe una svolta e porterebbe ad un calo del tasso di mortalità". Le richieste per il farmaco, afferma, "sono già molte, ma la produzione sarà sufficiente a coprire la domanda".
Intanto, non si ferma la corsa al vaccino: "Sono arrivati a 35 i vaccini candidati per il coronavirus in tutto il mondo, sviluppati da 15 aziende e da 20 consorzi pubblico-privati - afferma il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi -.
Solo pochi giorni fa l'Organizzazione mondiale della sanità ne aveva contati 20 ma lo sforzo mondiale ha visto moltiplicarsi le piattaforme di ricerca per far fronte all'emergenza". Per quello che riguarda la disponibilità di farmaci, Scaccabarozzi ha spiegato che da subito si è "voluto garantire la produzione di farmaci anche nelle zone rosse, dove sono concentrate il 50% delle aziende, per assicurare la continuità delle cure. L'Aifa ci ha aiutato ed è stato possibile grazie allo sforzo degli operai negli impianti di produzione, con coraggio e grande spirito di sacrificio". Le linee di produzione non sono state fermate e ora alcune azienda, ha concluso, "hanno realizzato iniziative come donazioni di prodotti e avvio di sperimentazioni come nuove associazioni di farmaci per il tratto respiratorio".
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12-03-2020 20:42:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA