E' arrivata la conferma. La sentenza nei confronti del consigliere comunale sospeso da Palazzo Farnese non offre via di scampo a Massimo De Iulio. La Corte d'Appello accoglie la richiesta dell'accusa. Tre anni di reclusione e cinque di interdizione dai pubblici uffici per il politico candidato nella coalizione di centrodestra alle ultime amministrative anche in secondo grado. Sulla sua storia da consigliere cade come una tegola la condanna per estorsione aggravata. De Iulio, entrato in aula con Gaetano Cimmino nel gruppo Prima Stabia, era uno degli imputati di un processo ad esponenti di spicco del clan Loreto-Ridosso nella vicina Scafati. Ora il consigliere comunale è sospeso per effetto della legge Severino e al suo posto siede Tina Somma, che di recente ha aderito al gruppo Campania Libera. De Iulio in primo grado aveva scelto il rito abbreviato e nei suoi confronti il pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno Maurizio Cardea aveva chiesto quattro anni e mezzo di carcere con l'accusa di estorsione ad alcuni imprenditori in nome del clan Loreto-Ridosso, pena poi ridotta a tre anni in seguito alla sentenza che oggi è stata confermata dalla Corte d'Appello. 
Al consigliere stabiese è contestato un singolo episodio, secondo le accuse avrebbe fatto intervenire i camorristi Alfonso Loreto, Luigi e Salvatore Ridosso per recuperare 6800 euro nell’ambito di una transazione immobiliare. Una storia a cavallo del 2009-2010 che gli è costata l’addio al consiglio comunale. De Iulio era alla sua seconda volta a Palazzo Farnese, la prima volta era stato eletto nel Pd. Ora la sua storia politica si chiude qui.