LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2024




Il processo

Condannato lo stalker di Quagliarella, quattro anni al poliziotto che ricattava il calciatore e tanti professionisti

Per Raffaele Piccolo anche cinque anni di interdizione dai pubblici uffici e sequestro dei beni

di Christian Apadula
Condannato lo stalker di Quagliarella, quattro anni al poliziotto che ricattava il calciatore e tanti professionisti

Quattro anni di carcere per il poliziotto stalker. Condannato per avere rovinato la vita a tanti finiti nel mirino dei suoi ricatti. False foto, messaggi e mail per infangare Fabio Quagliarella e tanti professionisti stabiesi di cui si fingeva amico. Dopo ore di camera di consiglio arriva la condanna per Raffaele Piccolo, per lui scattano anche cinque anni di interdizione dai pubblici uffici e un sequestro cautelativo dei beni. La sua vittima più celebre, il bomber che allora giocava in nazionale, ha chiesto infatti anche 500 mila euro di risarcimento danni per avergli rovinato la vita dal 2006 al 2010. Cinque gli anni che aveva chiesto il Pm Roberta Aprea, uno in più di quanto stabilito con una sentenza arrivata oggi pomeriggio per una storia che ha visto il bomber e anche il cantante Guido Lembo inconsapevoli protagonisti di una trama da film. Al punto che Quagliarella ha deciso di testimoniare in aula per raccontare una storia da cancellare.
«Quelle lettere in cui era scritto che ero un camorrista e un pedofilo arrivarono anche a Castel Volturno. Da quel momento il presidente Aurelio De Laurentiis prima smise di telefonarmi, poi mi chiese di andare a vivere nel centro sportivo, infine mi ha venduto alla Juventus. Sono sempre più convinto che fosse questo il motivo, anche perché non ho mai chiesto di essere ceduto» ha raccontato in aula al Tribunale di Torre Annunziata, prima che il processo arrivasse alle battute finali con la requisitoria del pm di oggi.
Il corvo stabiese, secondo il pm Barbara Aprea della Procura di Torre Annunziata, sarebbe l'autore delle lettere diffamatorie e minacciose giunte alla sede del Napoli, ma prima ancora all'Udinese e poi alla Juventus. Ma quelle foto e mail che provavano a infangare la vita di spettabili professionisti avrebbero reso la vita difficile ad una decina di altre vittime come avvocati, medici e politici. Secondo l'accusa il suo piano diabolico funzionava creando ad arte questa trama con foto taroccate, lettere anonime e mail finte poi si faceva avanti, fingendo di volere dare una mano come amico per dipanare l'intricata matassa. Nella terza fase scattava la richiesta di favori come contropartita. Ovviamente bersaglio principale negli anni è stato proprio il noto giocatore e suo padre Vittorio. Adesso la sentenza è arrivata. A mettere il punto a questa storia ci hanno pensato i magistrati di Torre Annunziata. 


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17-02-2017 16:37:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA