“Lasciate i soldi dal salumiere e dal macellaio”. Quote che le vittime di usura dovevano consegnare puntualmente ai commercianti, “poi passa la signora a ritirare”. Questo il meccanismo con cui l’usuraia di Castellammare riscuoteva, con gli interessi, i soldi prestati a chi era in difficoltà. Un sistema che è costato a Carolina Afeltra una condanna a due anni. La donna di Castellammare aveva catturato nella sua rete un giro di amiche in difficoltà. Durante il processo in aula a Torre Annunziata, chiuso con la sentenza di condanna della cinquantacinquenne, è emersa la storia di una casalinga di Pimonte. Una signora che credendo di rivolgersi ad una amica aveva chiesto un prestito di cinque mila euro per superare il momento di crisi economica. Ma in pochi mesi l’usuraia avrebbe mostrato il suo vero volto, imponendo alla sua vittima di restituire i soldi a tassi usurai. Quindicimila sono i soldi che la donna avrebbe incassato, tre volte la cifra prestata. E così è arrivata la condanna a mettere la parola fine.