Gli appassionati di cinema ricorderanno sicuramente il grido di battaglia di questo film: "Branca ... branca ... branca ...", così come il cast assolutamente straordinario in cui Vittorio Gassman interpretava magistralmente il ruolo del cavaliere errante Brancaleone da Norcia nobile squattrinato, alla ricerca del suo feudo di Aurocastro; gli altri interpreti erano una giovanissima e splendida Catherine Spaak, Gian Maria Volente e Enrico Maria Salerno altri due mostri sacri del nostro cinema.
Il film vincitore di ben tre Nastri d'argento era il preferito di Mario Monicelli, "perchè rappresenta la rottura con una certa idea della storia medievale, fatta di paladini e dame cortesi mentre noi mostravamo la ferocia e l'inciviltà di quell'epoca".
Come non ricordare il modo diverso d'impostazione di questo film nel panorama della commedia all'italiana, le scenografie, i costumi, ma soprattutto al linguaggio, una lingua d'invenzione ottenuta miscelando tracce di tardo latino e volgare arcaico, soprattutto nell'eloquio grottescamente aulico di Brancaleone, a parlate contemporanee di provenienza laziale-umbro-marchigiana e chissà che altro.
Campione d'incassi per l'epoca con il suo miliardo e ottocento milioni di lire incassato, l'Armata Brancaleone è ancor oggi un cult, un esempio di come il cinema italiano abbia avuto un ruolo nei cambiamenti dei costumi e del linguaggio del nostro paese, sdoganando luoghi comuni e storie fino ad allora scritte e descritte in modo casto.
50 anni, 50 sfumature di cinema e commedie all'italiana.