Clitennestra, in scena fino al 29 ottobre al Teatro Mercadante, non è l’anti-Penelope, non è il contrario di un’eroina. Clitennestra è una madre che sceglie la strada, forse unica e peggiore, della vendetta per sopravvivere al dolore della perdita di sua figlia. Di quel dolore e della proiezione crudele che ne segue, decide di farne missione e ossessione. Sua figlia Ifigenia ha il destino segnato e vilmente mascherato in nozze, per mano di chi dovrebbe proteggerla: Agamennone, padre di Ifigenia, marito di Clitennestra e figlio solo della guerra e del vento contrario alla vittoria, la presta in sacrificio agli dei per salvare il suo esercito. È un inizio lento, quello della pièce di Roberto Andò che ha messo in piedi, mani e teste la mescolanza – perfettamente riuscita – di più stili e ritmi. Così il mito di Clitennestra trabocca nel romanzo di Colm Tóibín (La casa dei nomi) e ne viene fuori una miscela di generi che passa dall’horror al distopico, dal racconto al thriller cinematografico, dal monologo in prima persona al flusso di coscienza con tre voci narranti. Isabella Ragonese (Clitennestra) possiede la precisione interpretativa delle lame taglienti in sottofondo e la disperazione implosiva che arriva al pubblico come un’onda, nel ritmo, nell’intonazione, nei movimenti. Ivan Alovisio (Agamennone) incalza il motivo del mito e lo innalza insieme ad Arianna Becheroni (Ifigenia) donando al pubblico una velocità che non subisce più rallentamenti grazie ai passaggi di versi, dialoghi e intermezzi musicali di tutto l’incredibile e dettagliatamente assortito cast. Le scene e le luci di Gianni Carluccio si intrecciano con maestria ed eleganza alle musiche di Pasquale Scialò ed al suono di Hubert Westkemper, che grazie alle indispensabili coreografie di Luna Cenere creano un nuovo genere ed un nuovo tono espressivo-motorio. Un atto unico (di un’ora e trenta minuti) che non dà sollievo al respiro: resta in sospeso.
CLITENNESTRA
da La casa dei nomi di Colm Tóibín
adattamento e regia Roberto Andò
con Isabella Ragonese, Ivan Alovisio, Arianna Becheroni, Denis Fasolo, Katia Gargano, Federico Lima Roque, Cristina Parku, Anita Serafini
coro Luca De Santis, Eleonora Fardella, Sara Lupoli, Paolo Rosini, Antonio Turco
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Daniela Cernigliaro
musiche e direzione coro Pasquale Scialò
suono Hubert Westkemper
coreografie Luna Cenere
trucco Vincenzo Cucchiara
parrucchiera Sara Carbone
aiuto regia Luca Bargagna
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Campania Teatro Festival – Fondazione Campania dei Festival