Più che coalizioni concorrenti di centro destra, centrosinistra, o destra o sinistra, che rappresentano l'arco costituzionale, gli schieramenti politici vicani sembrano più l'arca di Noè raccontata da Benigni in tutto Benigni: un'origine scomposta di animali che nel frastuono del diluvio universale, perdono ogni senso logico di appartenenza e vanno tutti con tutti. La sinistra con la destra, la destra con la sinistra, il centro con destra e sinistra. Cinque col PD, PD con Cinque, Maurizio o Gennaro che sia, non importa. Basta il cognome... Un caos totale. Tutti che tradiscono tutti. Come Andrea Buonocore, candidato sindaco espressione di Cinque, Gennaro (detto Telearredo), quello che per capirci è stato sindaco per due (quasi) mandati, che ha mollato in extremis il sempre papabile candidato sindaco Franco Lombardi uscito per l’ennesima volta con le ossa rotte. Non solo gli è stato dato il benservito come candidato sindaco ma pure come candidato consigliere non è riuscito a trovare spazio in alcuna lista.
Il PD a sua volta ha tradito Maurizio Cinque, dopo averlo sostenuto fino a poche ore dalla presentazione delle liste.
Gennaro Cinque voleva conquistare il suo rivale omonimo Maurizio Cinque, sfilandogli il Pd, ma sta lui stesso per essere messo all’angolo dalla commissione elettorale per presunte irregolarità nella presentazione delle liste.
E’ successo di tutto sabato mattina al palazzo comunale di Vico Equense. Nell’orgia impazzita di alleanze trasversali, a un certo punto c’è stata talmente tanta confusione che nessuno sapeva più con chi era alleato e tutti si guardavano in cagnesco, ma non troppo. Perché potevano essere nemici o alleati. Poi l’esplosione di rabbia non appena il Pd ha comunicato di aver scelto Gennaro Cinque e non Maurizio Cinque. Rissa sfiorata quando alcuni documenti mancanti dal fascicolo presentato alla commissione elettorale dai Democratici, sono miracolosamente apparsi nel cestino del rifiuti. Mentre ForzaVico, lista diretta espressione di Gennaro Cinque, cercava il modo di giustificare alcune apparenti irregolarità ora al vaglio della commissione elettorale. A quanto trapela la lista non dovrebbe essere stata accettata alla competizione. Anche se, ovviamente, sarà presentato ricorso. Stessa sorte, potrebbe toccare al Pd. Ma è ancora tutto da vedere.
Insomma, ad oggi, Andrea Buonumore, che nella notte ha sostituito Franco Lombardi alla guida della coalizione di centrodestra di Gennaro Cinque, da favorito alla poltrona di sindaco potrebbe essere trombato da Maurizio Cinque e Giuseppe Russo, visto che rischia di ritrovarsi col sostegno di una sola lista, VICOinvolgiamo, il movimento dei “giovani” ispirato sempre da Gennaro Cinque.
Potrebbe così finire l’era del re Mida Gennaro che dopo non averla spuntata alle elezioni regionali, aveva deciso di ripartire dalla gavetta candidatosi al consiglio comunale, non succedeva da quasi quindici anni, quando era meglio noto come Telearredo Mister 600 preferenze.
Gennaro Cinque negli ultimi 15 anni, a partire dalla sindacatura di Giuseppe Dilengite, eletto proprio grazie al peso elettorale dell'allora Forza Italia e del suo uomo di punta, Telearredo appunto, ha fatto il bello e il cattivo tempo. Ha dettato i tempi della politica e delle amministrazioni vicane. Ha deciso quando Dilengite doveva andare a casa, e rimanerci. Ha deciso chi, come e quando doveva entrare nelle sue amministrazioni, e a chi abdicare il suo trono per tentare la scalata a palazzo Santa Lucia alle ultime regionali.
La legge ha vietato a Gennaro Cinque di ricandidarsi alla carica di sindaco, almeno per un altro anno. E così il re Mida aveva deciso di preparare il suo schieramento in modo da essere e rimanere il solo unico condottiero e chissà di rimescolare le carte e andare al voto in due, massimo tre anni. Ma la maggioranza uscente non lo aveva seguito compatta. Si era divisa. E Gennaro Cinque ha giocato le sue carte al meglio, forse. Prima aveva accettato la candidatura di Franco Lombardi alla carica di sindaco. Poi, con un colpo di coda finale, lo ha sostituito con Buonocore, il buon Andrea, come l'allora sindaco di centrosinistra Nino Savarese amava definirlo quando era suo assessore al turismo e commercio in quote del defunto partito Popolare. Ma questo avveniva molti anni fa. Prima che Buonumore passasse alla Margherita, poi a Colline Vicane, poi alla corte di Cinque.