La scomparsa di Marco Pannella, è forse l'atto conclusivo di una generazione, quella dei giovani degli anni '70, di cui il leader radicale è stato allo stesso tempo capo ricosciuto e carismatico, che voleva provare a cambiare il mondo ma che dal mondo è stata cambiata, eccezion fatta per lui che fino all'ultimo ha tenuto sempre la barra dritta verso gli obiettivi che hanno segnato la sua vita.
Politico vero ma capace di non apparire tale, contrario alla partitocrazia prima legata alla chiesa e poi fine a se stessa, forte di un'arte oratoria in grado di incantare le platee, comprese quelle a lui non favorevoli, ma che gli riconoscevano l'onore delle armi.
Sue le più grandi battagllie politiche, legate ai diritti individuali, sua l'idea della disobbedienza civile.
Non c'è stato scontro dentro e fuori dal Parlamento su questi temi che non ha trovato in Pannella il paladino, a partire dal divorzio, a lui si deve la campagna che condusse Enzo Tortora alla Camera dei Deputati.
Spesso vinto ma mai domo, ha calcato da prima donna e punto di riferimento le scene della politica italiana per decenni, senza nascondersi e sempre rispettoso del suo credo, cercando il consenso ma mai imponendo il suo pensiero, rispettoso del libero arbitrio che invocava per lui a partire dalla sua vita privata condotta sempre sopra le righe.
Ciao Marco, ci mancherai, ci mancheranno le tue battaglie in difesa dei più deboli e siamo certi sarai stato felice in cuor tuo di non essere stato nominato negli ultimi giorni della tua vita Senatore a vita, tu che questa carica hai sempre provato ad abolirla.