LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2024




Tragedia a Castellammare

"Checco è morto, non si può sbattere contro un muro. Fate che il suo sacrificio non sia vano"

La dura omelia di Don Antonio che parla ai suoi amici: "Spezzate il cuore dei vostri genitori"

di Christian Apadula

“Non è un caso, non è un destino. Non si può andare a sbattere cosi contro un muro”. I suoi amici sono lì a piangere Checco. Fuori ci sono striscioni, palloncini azzurri e tanti ricordi per dare l’ultimo saluto a Francesco Scarpato. Nella chiesa dell’Annunziatella le parole di un prete, che deve celebrare il funerale più difficile. Il rito che accompagna un ragazzo morto a soli 18 anni in un incidente in moto e offre la spiegazione della Chiesa ai suoi genitori. “La mamma e il padre avevano dei sogni per Checco, ora non esistono più”. Attendeva il feretro una folla commossa, fuori alla chiesa un cinquecento persone hanno voluto salutare il ragazzo dalla vita spezzata in una manciata di secondi. Nella sua omelia don Antonio non accarezza i suoi amici, non lenisce le loro ferite, ma li aiuta ad aprire gli occhi. “Checco non è vivo, è morto” dice con tono severo, riprendendo gli striscioni che i ragazzi hanno voluto mettere in suo omaggio. Vive solo se il suo sacrificio, aiuterà gli altri ad assumersi le proprie responsabilità. “Lui non ritorna più, ma voi dovete assumere il significato di quello che è accaduto”, un concetto su cui ruota l’intera omelia, della messa celebrata oggi alle dodici nella parrocchia del suo quartiere.  

“Tanti giovani sono qui presenti” si guarda intorno Don Antonio, nella chiesa c’è il silenzio che lui ha invocato. Risuonano solo le sue parole. “C’è bisogno di fare di più, molto di più” ricorda. L’elenco dei giovani vittime della strada è troppo lungo per tacerne.  “Ce ne sono e ce ne saranno tanti che perdono così la vita, lasciando i genitori nella disperazione”. Ma quello che si mette in gioco non è solo la propria vita. “Cari ragazzi correte il rischio di perdere tanto e lasciare il cuore di un padre e una madre infranto. La vita non è solo la vostra”. Si può sbagliare, ma occorre capire da quanto ci accade. “Le cadute le facciamo tutti, ma se gli adulti con più fermezza ci dicono non fare questa cosa, dobbiamo ascoltarli”. Altrimenti non si fa male solo a se stessi. Don Antonio rivolge la sua tenerezza a loro, ai genitori di Checco, ma non solo. Il suo tentativo è lenire il dolore anche della famiglia di Salvatore, il ragazzo che portava la moto e ora è accusato di omicidio stradale. “Salvatore vive il dramma di questo amico venuto meno. Tutto non ritorna punto e daccapo. Tocca a voi aiutare i genitori di Checco e Salvatore”. Quando i ragazzi non ascoltano gli adulti e si chiudono nel proprio mondo, la vita può scorrere via. A soffrire è la famiglia. “C’è un pianto, c’è un far del male chi ci sta accanto e ci vuole bene. Io come prete mi chiedo come posso fare a fare sentire ai giovani la responsabilità della propria vita. La chiesa e i genitori sono punti di riferimenti”.  Poi la frase che mira ad aprire il cuore di chi ascolta: “Della propria vita si deve fare una coperta di amore per gli altri”. C’è un solo modo per assorbire questo lutto: “Francesco è vivo, se noi sappiamo farci carico di questo sacrificio che la sua famiglia sta facendo”. E fare in modo che non accada mai più. Poi la bara esce tra gli applausi, il silenzio cala. La famiglia è sola, senza il suo Checco. 


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21-04-2016 13:48:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA