Lo gettarono nel fiume Sarno per fare sparire ogni traccia. E, infatti, solo con la ricostruzione di un collaboratore di giustizia ha permesso di conoscere il destino che il clan D'Alessandro aveva riservato ad un suo nemico di cui si è vendicato dopo decenni. Un omicidio commesso nel 2012 di cui oggi è stato possibile ricostruire la terribile sequenza.
Raffaele Carolei fu strangolato, mentre era seduto al tavolo in cucina, in un appartamento del Comune occupato abusivamente dai killer e poi il suo corpo fu fatto sparire. Adesso che il processo è ad una svolta il pm della Dda, Cimmarotta, ha chiesto due ergastoli. Il primo per Gaetano Vitale, 44 anni, e l'altro per Giovanni Savarese, 48 anni. Ritenuti uomini della cosca di Scanzano dagli inquirenti, sono stati i fratelli Pasquale e Catello Rapicano a spiegarne il ruolo nel delitto ordinato dal clan, che hanno raccontato agli investigatori anche quale è stato il loro ruolo nell'omicidio.
Per i due fratelli Carolei fu attirato in un tranello a casa Rapicano, pensava di dovere discutere dello spaccio di droga e ucciso. Poi il suo corpo fu messo in una bustone dell'immondizia, caricato a bordo di un'auto e gettato nel fiume Sarno. Carolei, attirato con una scusa nell'appartamento dai suoi carnefici, avrebbe pagato dopo anni la sua partecipazione all'omicidio di Giuseppe Verdoliva, alias «Peppe l'autista», braccio destro di Michele D'Alessandro, ucciso nel corso della faida stabiese dagli scissionisti degli Omobono-Scarpa ai quali era affiliato. E ora in due rischiano l'ergastolo per quella terribile vendetta.