LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2024




L'inchiesta

Castellammare, truffa e riciclaggio per 47 milioni di euro: ex fabbrica sequestrata

Ventuno indagati, nei guai broker e imprenditori

di Redazione
Castellammare, truffa e riciclaggio per 47 milioni di euro: ex fabbrica sequestrata

Fabbbrica dismessa finisce sotto sequestro. Imprenditori vittime di broker perdono l'area dismessa alla periferia stabiese che finisce al centro di un'inchiesta per riciclaggio. La Guardia di finanza di Rovigo ha sequestrato beni per 47 milioni di euro, nell’ambito di un’inchiesta nella quale figurano 21 indagati accusati di truffa, riciclaggio e autoriciclaggio. L’operazione segue l’indagine di febbraio quando fu fatto un altro sequestro preventivo per un valore di oltre 14 milioni di euro. Questo nuovo intervento disposto dalla magistratura polesana è coinvolge 13 italiani e 8 stranieri e ha riguardato un complesso industriale, 16 fabbricati e 16 terreni per un valore complessivo di 26.400.000 euro, dislocati nei Comuni di Castellamare di Stabia, requisita area dove in passato si realizzavano carrozze ferroviarie, e stabilimenti a Magliano in Toscana e San Teodoro nonché la totalità delle quote societarie di una società per azioni per un valore di 20 milioni di euro. All’operazione hanno contribuito le Fiamme gialle di Napoli, Grosseto e Nuoro. Il meccanismo prevedeva l’avvicinamento di imprenditori o di privati, bisognosi di finanziamenti, da parte di sedicenti commercialisti o di broker nazionali che prospettavano l’interesse, da parte di investitori bulgari, all’acquisto di società nazionali o di immobili di proprietà privata (in alcuni casi di particolare pregio per la zona territoriale). In tal modo si inducevano le vittime a cedere le quote societarie ovvero i propri immobili a società bulgare o inglesi (talora intestate a prestanome), con previsione di un pagamento del corrispettivo con scadenze dai sei mesi a un anno e con finte garanzie fideiussorie, col fine di appropriarsi dei beni. L’intermediazione Nell’attività di intermediazione è intervenuta una società romana, prospettata come economicamente solida, su cui invece pendeva un’istanza di fallimento (poi fallita nel settembre del 2019) la quale, a garanzia delle compravendite, avrebbe dovuto rilasciare polizze fideiussorie, rivelatesi poi false ed il cui legale rappresentante era contestualmente amministratore di una delle società bulgare o inglesi. Così attraverso vari passaggi negoziali, le vittime perdevano sia la titolarità delle società in cui erano confluiti i beni, che i beni stessi.
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29-04-2021 10:23:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA