Dura tutto una decina di minuti. Sulla carta doveva essere una discussione fiume sul futuro delle Terme di Stabia. E, invece, il consiglio comunale finisce prima di cominciare. Il sindaco Cimmino non ha depositato agli atti nessun provvedimento e la minoranza solleva il caso. Tutto riconvocato. Le Antiche Terme non sono state riaperte e per le Nuove nessun piano di rilancio viene consegnato ai consiglieri comunali. Il tempo di fare l'appello e si alza il capogruppo consigliere Tonino Scala: "Non c’è una proposta, su cosa discutiamo oggi? E’ stato violato l’articolo 3 del regolamento". Tocca al presidente del consiglio Emanuele D’Apice sospendere tutto per permettere una riunione di maggioranza. Ma il pasticcio è fatto e il consiglio comunale salta. Non erano stati consegnati ai consiglieri nemmeno i provvedimenti sugli altri punti all'ordine del giorno. Ora è corsa contro il tempo sui debiti fuori bilancio. Domani si torna in aula d'urgenza. Gli atti vanno approvati entro il 30 giugno a meno che non arrivi una proroga dal governo. Il consiglio flop proprio su Terme di Stabia dopo tre anni è segno di una difficoltà nella squadra di Cimmino e nella sua maggioranza sotto assedio per la verifica sulle infiltrazioni camorristiche nel comune. Attacca il capogruppo Scala: "Dopo tre anni, dopo più della metà della consiliatura il Sindaco ha il diritto dovere di dire al Consiglio e alla città cosa vuole fare sulle Terme. Ripeto, non la soluzione, non la riapertura che lui stesso aveva prospettato all'atto dell'insediamento nel 2019, ma almeno la proposta. Invece senza idee e senza rispetto del regolamento navigano a vista. Credo che sia giunto il momento di dire basta a questa farsa".
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