Un sindaco con pochi soldi in cassa, tanti guai da risolvere e con il rischio di vedersi sciogliere la nuova amministrazione per un’eredità troppo pesante che gli arriva dal passato. Così potrebbe ritrovarsi il vincitore stabiese delle elezioni di giugno. Il comune di Castellammare è sorvegliato speciale da tempo. Quando è arrivato a Palazzo Farnese Claudio Vaccaro, col passaporto da commissario prefettizio, aveva già in tasca un mandato preciso del prefetto di Napoli. Traghettare la città dallo scioglimento anticipato, provocato dalle lotte fratricide del Pd al voto di giugno, ma non solo. Capire se negli ultimi anni la camorra sia riuscita ad entrare dalla porta principale del Palazzo. Passare al setaccio tutti i documenti critici, inviare documentazioni sospette alle forze dell’ordine, relazionare su ogni passaggio segnato in rosso direttamente al prefetto Gerarda Pantaleone. Si tratta di riscrivere la trama già cominciata dalla commissione prefettizia arrivata dopo la morte del consigliere comunale Gino Tommasino. Capitolo appalti, capitolo assunzioni in ditte che lavorano col comune, relazione tra il clan d’Alessandro e i politici. Nell’elenco delle documentazioni sospette c’è, come accade quasi sempre, il sistema della raccolta rifiuti. Un appalto sulla riscossione tributi bloccato dal commissario appena insediato e la intricata vicenda dei lavori della Villa Comunale. Una situazione ad alto rischio infiltrazioni criminalità organizzata che Castellammare non vive da sola. Sono state proprio le parole del prefetto Pantalone a definire i confini del recinto entro cui si muove, in questa fase, la task force anti clan: "Attualmente sono 27 i comuni in provincia di Napoli che sono sotto stretto monitoraggio da parte della prefettura. Un dato molto preoccupante che abbiamo riscontrato, è quello di una continuità, una rigenerazione degli amministratori locali. Abbiamo notato che a distanza di anni, anche di 15 o 20 anni, troviamo gli stessi amministratori in carica rispetto a quando il comune era stato sciolto per infiltrazioni. Li troviamo in carica sotto altre vesti, magari in una lista civica o in un altro partito, ma sono sempre presenti”. Ha detto il prefetto nel corso dell’audizione in commissione Antimafia delle scorse settimane. “Per moltissimi amministratori locali abbiamo dei contatti accertati dalle forze dell’ordine, dalla magistratura, o anche da sentenze, diretti o indiretti, con la criminalità organizzata”. Ora se questa è la fotografia della situazione generale nei 27 comuni, a Castellammare, chiamata a votare tra due mesi, due sono le strade che il prefetto Pantalone potrebbe imboccare: insediare la commissione d’accesso in questi mesi di vigilia di campagna elettorale, come avvenuto a Quarto, o aspettare il dopo voto, lasciando al sindaco appena eletto il compito di tirarsi fuori dalla brace su cui finirà a sua insaputa, come accaduto a Gragnano. Il monitoraggio delle elezioni stabiese sarebbe, infatti, un altro momento importante per registrare l’ultima parte del film. Seguendo il filo del discorso del prefetto all’Antimafia sui comuni già andati al voto si potrebbe trattare di tirare le somme ad urne chiuse, infatti a questo proposito ha detto: “Per tutti questi comuni esaminati durante le concertazioni elettorali, le operazioni di voto o anche le campagne elettorali, sono state denunciate situazioni oggetto di attenzione da parte della magistratura”. In tutti i casi l’appuntamento stabiese con le urne appare ormai scontato. I tempi tecnici per insediare la commissione d’accesso e proporre il commissariamento blindato per due anni, rinviando il voto, non ci sono. Castellammare sorvegliata speciale è un pacco che sarà consegnato direttamente al nuovo sindaco.