Lui dice "vado". L'altro risponde "resta". E il caso Scafarto si chiude nell'arco di poche ore. Due dichiarazioni, a distanza di trenta minuti, per lasciare tutto com'è. Per il momento l'assessore "chiave" della squadra di Cimmino resta dove sta. L'ex maggiore del Noe ha dichiarato la disponibilità a dimettersi: "A malincuore, lo devo al sindaco che mi ha dato la fiducia dal primo momento". È la sua posizione, poco dopo la decisione della Corte d'Appello di rinviarlo a giudizio per il caso aperto sull'inchiesta che ha coinvolto la famiglia di Matteo Renzi. Una disponibilità a lasciare non dovuta, in quanto il processo non rende incompatibile il suo incarico e se, come convintamente afferma, riuscirà a dimostrare la sua innocenza il momento di dovere dire addio sulla base delle norme non arriverà mai. Altro discorso è l'opportunità di non affrontare le udienze, arrivando in aula da rappresentante istituzionale di una città come Castellammare. E a questa considerazione sembra portare la sua dichiarazione. Se non fosse che, a stretto giro, arriva quella del sindaco: "Ho apprezzato il senso di responsabilità mostrato dall’assessore Scafarto. La sua volontà di rassegnare le sue dimissioni a seguito di un rinvio a giudizio, e non di una condanna, è un gesto nobile che rivela le sue doti umane e il suo profondo rispetto nei confronti delle istituzioni, caratteristiche che vanno di pari passo con le qualità professionali che ho avuto modo di constatare sempre in questi due anni". Un gesto nobile che fa segnare un punto ad entrambi per restare poi sulla carta: "La giustizia farà il suo corso. E mi auguro che Scafarto saprà dimostrare la sua innocenza all’esito del processo. Nei prossimi giorni avrò modo di confrontarmi in maniera più approfondita con lui per valutare insieme il da farsi”. Eppure due anni fa Cimmino diceva: "Se andrà a processo gli chiederò di lasciare". Ma due anni sono tanti. E, per il momento, l'assessore Scafarto resta e congela un rimpasto che, con due poltrone libere, diventerebbe improrogabile. Ancora da nominare l'assessore alla cultura, dopo la scomparsa di Lello Radice. E, adesso, meglio "valutare" con calma il da farsi. Con la serietà imposta dalla crisi Covid forse sarebbe stato meglio comunicare, con una nota congiunta, che Scafarto e Cimmino per il momento non si separano.
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