LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2024




L'inchiesta

Castellammare, restano in cella i boss del Savorito: gli Imparato cassieri di Scanzano

Il Riesame respinge la richiesta degli avvocati dei fratelli

di Redazione
Castellammare, restano in cella i boss del Savorito: gli Imparato cassieri di Scanzano

Restano in cella i ras del Savorito. I signori che imponevano la loro legge su spaccio di droga e estorsioni alla periferia di Castellammare. I fratelli Imparato aspetteranno in cella l'inizio del processo che li descrive come cassieri e alleati di Scanzano. Ai D'Alessandro dovevano una percentuale sui loro affari illegali, in cambio del mercato della droga nel loro quartiere. Un ruolo conquistato con la fedeltà alla cosca e il silenzio con cui avevano difeso il patto anche con i magistrati. La famiglia Imparato individuata dai D'Alessandro per seminare il terrore andando anche a riscuotere i soldi del clan. Una ricostruzione della Dda che ha retto alla prova del Riesame. Respinte le richieste dei difensori degli Imparato accusati anche di avere assoldato un esercito di pusher che, per sfuggire ai controlli, utilizzava bici elettriche. Giovanissimi autori anche del falò della vergogna con il messaggio di morte ai pentiti durante la vigilia dell'Immacolata nello scorso dicembre. L’indagine, diretta da questa Procura Antimafia e condotta dai militari della compagnia di Castellammare, ha avuto inizio nel 2015 quando un esponente di spicco della famiglia egemone nel rione Savorito, quella degli Imparato, anche conosciuti col nome dei Paglialoni, fiancheggiatori del clan D’Alessandro, ha avvicinato un commerciante per imporgli la fornitura di estintori. Gli uomini della famiglia Imparato, assoldati da Scanzano, anche per il recupero di crediti nei confronti di esponenti di altri clan. Ma era la droga il principale affare con cui gli Imparato finanziavano l'organizzazione. Nella “piazza di spaccio” del Savorito, operavano, con precise mansioni, addetti alla vendita di cocaina, marijuana e hashish, costantemente rimpiazzati dopo gli arresti, custodi della droga e vedette che, a bordo di biciclette elettriche, per le vie del rione, erano poste a guardia degli ingressi. Un flusso di denaro, arrivato dalla vendita di droga, che in gran parte andava ad alimentare le casse del clan D’Alessandro. E chi sbagliava pagava con il sangue. Come è accaduto ad un giovane tossicodipendente violentemente aggredito, per essersi approvvigionato di stupefacente da una “piazza di spaccio” concorrente. Una lezione impartita prima del perdono per poi essere “riabilitato” dal capo dell’organizzazione in quanto cliente abituale. Un castello di accuse che ha retto alla prova del Riesame e ora ad attendere gli Imparato sarà il processo.
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04-10-2019 11:53:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA