In cella da quindici giorni, ci resterà ancora a lungo. Il Tribunale del Riesame di Napoli ha confermato l'arresto in carcere per l'imprenditore Adolfo Greco due settimane fa finito in carcere nell'ambito dell'inchiesta sulle estorsioni imposte dai clan D'Alessandro, Cesarano, Afeltra e Di Martino a commercianti e imprenditori tra Castellammare e i Monti Lattari.
L'imprenditore, ritenuto 'borderline' dagli inquirenti dell'Antimafia, attraverso gli avvocati Vincenzo Maiello e Michele Riggi aveva chiesto ai giudici l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere o, in seconda istanza, la concessione degli arresti domiciliari. Lo scorso 5 dicembre la Polizia di Stato ha eseguito 13 arresti, 9 in carcere e 4 ai domiciliari, e contestato agli indagati una serie di delitti contro il patrimonio (estorsioni), la persona (violenza privata) e l'ordine pubblico (violazioni in materia di armi ed esplosivi), tutti aggravati dal metodo e/o dalla finalità mafiosa.
Secondo l'accusa, Greco è un imprenditore 'bordeline' che avrebbe avuto rapporti con i capi di quattro clan. Documentati incontri con influenti esponenti delle cosche dai D'Alessandro agli Afeltra. Nell'inchiesta anche l'arrivo di Teresa Martone, moglie del boss Michele, che va di persona dall'imprenditore stabiese per lamentarsi del trattamento riservato ai figli ricevendone rassicurazioni. In un altro epiodio Greco è accusato di avere aiutato il clan ad imporre ad un imprenditore l'assunzione di un parente di Paolo Carolei. Il Riesame, quindi, ha confermato il castello accusatorio della Dda costruito con una lunga inchiesta partita dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Renato Cavaliere e Salvatore Belviso.