Commercianti costretti a svendere vestiti a metà prezzo. Imprenditori a pagare il pizzo. Al clan Cesarano non si poteva dire di no. Tredici persone a processo, accusati di avere seminato il terrore a Castellammare negli ultimi anni. Udienza preliminare per 13 imputato per l’inizio di dicembre.
In aula il vertice della cosca di Ponte Persica: Vincenzo Cesarano, alias ‘o mussone, Luigi Belviso, Giovanni Cafiero, Raffaele Belviso, Francesco Corbelli, Pasquale Rosa, Andrea Bambace, Bartolomeo Langellotto, Gennaro Gambardella, Domenico Aprea, Francesco Corbelli, Vincenzo D’Apice e Domenico D’Apice, tutti indagati nell’ambito dell’inchiesta Vichinghi bis, che lo scorso luglio portò all’esecuzione di 18 ordinanze di custodia cautelari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (sostituto procuratore Giuseppe Cimmarotta).
Le accuse vanno dal racket al riciclaggio.
L’inchiesta, denominata “Vichinghi bis”, condotta dai carabinieri, parte in seguito all'aggressione all’ex autista del boss Luigi Di Martino, che si verificò nel 2018 in via Annunziatella. E delinea uno scenario di tensioni tra l'organizzazione criminale egemone nella periferia stabiese.