LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2024




Il processo

Castellammare, racket e droga nel regno degli Imparato: 'Ventuno anni per il boss'

Le richieste di condanna dei fratelli Salvatore e Michele e dei loro affiliati

di Redazione
Castellammare, racket e droga nel regno degli Imparato: 'Ventuno anni per il boss'

Ventuno anni di carcere per il boss del Savorito e venti per suo fratello. Ai vertici di un'organizzazione che incassava soldi con estorsioni e droga alla periferia di Castellammare, i due fratelli ora rischiano dure condanne. Sono le richieste della Dda e del pm Cimmarotta alle battute finali di un processo arrivato al termine di un'inchiesta partita nel 2015. Svelato un sistema, quello dello spaccio nel rione Savorito, con cui Salvatore Imparato e suo fratello Michele reggevano un'organizzazione con ragazzini e uomini assoldati come vedette, pusher e corrieri pronti ad andare in galera per una paga dai cento ai duecento euro a settimana. Finanziamenti che si sommavano a quelli del racket, imposto ad imprenditori anche attraverso forniture. E ora quella mappa del clan si traduce in richieste di condanna: 18 anni per Nicola Capasso, due in meno per Giovanni Di Maio, 12 anni di reclusione chiesti invece per Gregorio Cesarano, Ciro Amodio, Giovanni Longobardi, Francesco Massa, e Silvio Onorato, rischia 4 anni di carcere Pasquale Cabriglia, tre invece Catello D'Auria. Un monopolio conquistato, secondo gli inquirenti, grazie alla fedeltà ai D'Alessandro, mai traditi negli anni anche dopo la prova del carcere. Una fedeltà riconosciuta dalla cosca di Scanzano che autorizza l'acquisto della droga dagli "alleati" di Secondigliano. Diversi gli incontri in cui avveniva il passaggio di soldi, diecimila e anche quindicimila euro, che gli Imparato prendevano dalle mani di una finanziatrice per pagare Nicola Capasso, il fornitore di Secondigliano, nascondendo i soldi in una scatola di biscotti. Nella prossima udienza toccherà alla difesa, poi i giudici scriveranno il capitolo finale del processo all'organizzazione del Savorito, a poco più di due anni dal falò della vergogna quando con uno striscione e un manichino furono inviate minacce di morte ai pentiti in segno di sfida allo Stato. 
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26-02-2020 12:35:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA