Arriva a casa per fargli visita come si fa con un parente o con un amico fidatissimo. Ma l'incontro é top secret e soprattutto proibito. Adolfo Greco non sospetta di essere seguito quando va a trovare il suo "amico" Vincenzo D'Apice. A casa per un permesso premio il ras dei Cesarano, inserito al momento dell'arresto nel 1999 tra i 500 latitanti più pericolosi d'Italia, dovrebbe restare solo con i familiari. Per lui vietati colloqui con chiunque, eppure ha qualcosa da dire al noto imprenditore edile. Qualcosa di così importante da mandare a chiamare Greco, che confida al figlio Luigi il suo appuntamento con l'uomo accusato di più omicidi e di essere tra i ras vicini al boss Ferdinando Cesarano. Una conversazione intercettata, come tante altre tra padre e figlio, che fa scattare il pedinamento. L'Audi di Greco si ferma davanti casa di D'Apice e il detenuto in permesso premio si affaccia al balcone per accoglierlo. Cosa si dicono i due resta segreto, ma l'incontro finisce nell'inchiesta che il cinque dicembre fa scattare l'arresto di Greco accusato di avere rapporti con i capi di quattro clan. É proprio coi Cesarano, però, che secondo il pm della Dda Cimmarota, ha i legami più stretti. É nel territorio in cui è egemone questa cosca che Greco ha la maggior parte dei suoi affari e poi quel rapporto risalirebbe per gli inquirenti al passato. A fare da collegamemto tra Ferdinando Cesarano e Greco é proprio D'Apice. Dal carcere il ras di Ponte Persica pensa all'imprenditore anche prima dell'incontro, quando la figlia "presa dalla noia" vuole un posto di lavoro. É la moglie di D'Apice, in compagnia della ragazza, che fa sapere a Greco cosa il marito vuole da lui. La famiglia ha saputo di nuove attività alla periferia di Castellammare e la ragazza si è scocciata di stare a casa. Un colloquio tra persone amiche durante il quale Greco si sbilancia più volte in complimenti per il ras dalla lunga e cruenta carriera criminale. UnA richiesta di assunzione che Greco realizza chiedendo un "un favore" ad un imprenditore che nei locali di don Alfredo ha appena cominciato un'attività . Un favore per un "bravo ragazzo con dei problemi" così Greco più volte descrive D'Apice, da più di 18 anni in carcere per i crimini commessi in nome dei Cesarano. E quell'assunzione si fa per accontentare "l'amico degli amici" prima che D'Apice si metta in nuovi guai. É del 2018, infatti, l'ultima condanna per un'estorsione ad un altro imprenditore sempre per un'assunzione, ma caldeggiata con minacce. Questa volta il film cambia, la vittima denuncia e D'Apice è condannato. Ma questa è un'altra storia, che ha come protagonista la Castellammare pronta a reagire al potere del clan.
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