Una messa di Natale per chiedere risposte per se e per le loro famiglie. Una quarantina di ex operai della Meridbulloni hanno pregato davanti alla fabbrica chiusa da due anni alla periferia di Castellammare di Stabia. "Stiamo vivendo una drammatica situazione sociale e familiare. Noi ti preghiamo Gesù" ha letto uno degli ex lavoratori. 

Ieri mattina alle nove si sono presi per mano e in cerchio hanno ascoltato la messa celebrata dal prete-operaio. Don Peppino Gambardella ha pregato dinanzi ai capannoni dell'azienda dismessa del gruppo Fontana, che ha trasferito la sua produzione di bulloni al Nord.

Dopo avere per decenni fatto lavorare centinaia di operai e non solo stabiesi. "La politica non può essere assente. Speriamo che le istituzioni ci ascoltino. Non c'è posto più adatto per celebrare il Natale, perché Gesù è con gli ultimi e al fianco di chi soffre" ha spiegato don Peppino arrivato da Pomigliano D'Arco a Castellammare per non lasciarli solo. "Prima eravamo arrabbiati. Ora abbiamo paura. A Febbraio non avremo più nulla con cui sfamare le nostre famiglie" racconta uno di loro.

Tra due mesi scade il sussidio di disoccupazione e non ci sono prospettive per gli operai che hanno deciso di non fare le valige ed emigrare come il gruppo Fontana aveva proposto ai 100 lavoratori poco prima di spegnere i motori della fabbrica sul mare. Poi l'arrivo di un nuovo imprenditore, l'impegno che tutti sarebbero stati riassunti. Sfumato nel nulla, insieme alla speranza di reindossare la tuta blù. È preoccupato anche Antonio Santorelli, responsabile Fiom che segue la loro vertenza sin dall'inizio. "Ricevono proposte solo dalla camorra. Ma se l'imprenditoria è assente la Regione Campania e de Luca non possono disinteressarsi di loro" denuncia il sindacalista.

Sulla stessa linea il segretario stabiese della Cgil Gianluca Torelli: "I lavoratori della MeridBulloni stanno conducendo una battaglia che non riguarda solo le loro famiglie e il loro futuro.
È una battaglia per il futuro della nostra terra, per il lavoro, per la costruzione di un modello di sviluppo che metta al centro le persone e i loro diritti, contro chi sfrutta l'ambiente e le persone".