LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2024




Il processo

Castellammare, l'imprenditore vittima del racket: 'Quella bomba la mise Gigino il Profeta'

In aula Michele Apuzzo: 'Con Greco mi sfogai, mi consigliò di non fare la guerra'

di Mariella Parmendola
Castellammare, l'imprenditore vittima del racket: 'Quella bomba la mise Gigino il Profeta'

"La bomba la fece mettere lui. Quello è un fetente di merda". Parla con un amico. Lo fa senza preoccuparsi di riferirsi così ad un boss e senza sapere di essere ascoltato dagli inquirenti. Michele Apuzzo parla con Adolfo Greco dell'attentato subito al supermercato 365 qualche mese prima. Si confida. Un'esplosione nel cuore di Castellammare che per lui aveva un solo mandante. "Io mi riferivo a Luigi Di Martino" ripete più volte in aula, durante l'udienza che si è svolta questa mattina. Forse l'unico punto su cui l'imprenditore di Castellammare è chiaro. In mezzo a tanti "non ricordo" e "non so cosa intendevo dire". Due ore di interrogatorio in cui la vittima del racket ha dovuto di nuovo riavvolgere il nastro di quanto gli è capitato negli ultimi anni, tre gli attentati ai suoi supermercati. Un nastro che si blocca soprattutto su quella conversazione con l'amico, l'imputato chiave di un processo che vede coinvolto Adolfo Greco con i capi delle cosche stabiesi. "Il mio era uno sfogo" dirà alla presidente del collegio, Fernanda Iannone, che gli ha rivolto una serie di domande provando a sciogliere i nodi irrisolti di quella conversazione avvenuta il 29 giugno del 2015. "Non fare la guerra, vacci a parlare" gli dice Greco. Una strada che Apuzzo non segue. "Non volevo avere rapporti con Gigino il Profeta" dice. Ma che fosse lui il regista dell'attentato per Apuzzo è chiaro: "Di Martino mi aveva mandato degli emissari, mi voleva incontrare a casa sua. Voleva dei soldi". Una richiesta estorsiva su un'operazione finanziaria da trenta milioni di euro, che Apuzzo racconta a Greco come una "truffa". "I Cesarano pensavano fosse una truffa su cui pretendevano dei soldi, in realtà era un debito accumulato con la piattaforma distributiva Sisa" spiega ancora in aula. Eppure Luigi di Martino non era il solo ad avere bussato alla sua porta. L'aveva fatto anche il boss del Savorito Michele Imparato. "Voleva sostituirmi l'impianto anti incendio. Ma io dissi no" spiega. Due gruppi criminali diversi, che per Apuzzo camminavano insieme. "Luigi di Martino, i maccaroni, gli Imparato li collocavo tutti nello stesso ambiente. Gli Imparato camminavano con i cognati del boss Di Martino" conferma in aula. Un mondo con cui Greco gli consigliava di non entrare in "guerra". Ma ripete Apuzzo: "Io non ci andai. Avevamo idee differenti".
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16-06-2020 18:42:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA