GIOVEDÌ 21 NOVEMBRE 2024




Il caso

Castellammare, l'affare delle case nella Cirio arriva in consiglio

Dopo la doppia inchiesta che ha coinvolto Greco, l'opposizione chiede: "Stop ai permessi"

di Mariella Parmendola
Castellammare, l'affare delle case nella Cirio arriva in consiglio

Case nell’ex fabbrica Cirio a Castellammare. Il caso arriva in consiglio comunale. A portare la discussione in aula sulla zona della città oggetto di una doppia inchiesta è l'opposizione. Questo pomeriggio alle 14,30 a Palazzo Farnese arriva, dopo mesi dalla presentazione a firma del capogruppo di Leu Tonino Scala una mozione in cui si chiede lo stop dell'amministrazione Cimmino al “Rilascio del permesso a costruire sull'area Cirio, nell'ambito del piano casa”. Una vicenda sulla quale sta indagando anche la magistratura che nel marzo scorso ha chiesto la proroga di indagini per 17 persone. Parlamentari e politici di Forza Italia e Pd coinvolti in quello che per gli inquirenti sarebbe un patto bipartisan per favore un gruppo di imprenditori. Ma di quell'affare nell'area Cirio parla anche la Dda. Dall'inchiesta che ha portato in carcere l'imprenditore Adolfo Greco emerge che le cosche stabiesi erano già pronte a dividersi la gestione del parcheggio e altre attività. Mente la Procura di Torre Annunziata ha avviato un altro filone di indagine che punta a chiarire influenze e possibili tangenti che abbiano portato alla riconversione urbanistica dell’area Cirio. La vicenda inizia il 7 agosto 2014 con l'ingresso della provincia di Napoli che nomina il tecnico Biondi per valutare la pratica e termina, dopo la convenzione urbanistica tra Comune e Polgre Europa, il 13 aprile 2016 quando il commissario ad acta rilascia il permesso a costruire. Poi l'opera non è mai cominciato, seppure è partito più di un sondaggio di mercato per verificare l'appeal sul mercato delle case in housing sociale. Ora il documento preparato nel marzo di quest’anno dal consigliere di Leu Tonino Scala, che ha visto l’adesione di tutte le minoranze chiede che si fermi tutto anche dal punto di vista amministrativo. "La revoca di questo permesso è un atto dovuto - afferma Scala - la città deve schierarsi. Il permesso sebbene scaduto si deve revocare onde evitare lo stesso iter con il quale è stato ottenuto". Nella mozione che passerà in aula domani si chiedono i «chiarimenti sulle ragioni che resero possibile la nomina del commissario ad acta». Ma si avanzano anche dubbi tecnici sulla natura del permesso «gli interventi del Piano Casa, pur potendo derogare alle norme del Prg (piano regolatore), - si legge nella mozione - sembrano andare anche in variante al piano stesso. Una tale valutazione, non condivisibile, avrebbe portato a considerare superabile il vincolo di conformità, imposto prima dell'entrata in vigore della legge sul piano casa, e pertanto far considerare immobile dismesso una struttura ricadente in zona F».
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30-07-2019 08:50:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA