GIOVEDÌ 21 NOVEMBRE 2024




Il fatto

Castellammare, il re dei funerali resta in cella: Alfonso Cesarano accusato di un patto coi D'Alessandro

Il Tribunale del Riesame respinge la richiesta di scarcerazione per l'imprenditore

di Redazione
Castellammare, il re dei funerali resta in cella: Alfonso Cesarano accusato di un patto coi D'Alessandro

Il re dei funerali resta in cella. Alfonso Cesarano attenderà l'inizio del processo in carcere. Confermate le accuse per cui l'imprenditore di Castellammare avrebbe costruito il suo impero grazie ad un patto con i D'Alessandro. Il Tribunale del Riesame respinge la richiesta di scarcerazione presentata dai suoi difensori, che annunciano già di volere fare rircorso in Cassazione. Un esito diverso rispetto a quanto avvenuto per il resto della famiglia Cesarano, dal fratello Giulio ai cugini Saturno e Alfonso per cui la misura cautelare è stata tramutata dai domiciliari al divieto per un anno di dedicarsi all'impresa di pompe funebri. Confermato, invece, dal primo test presso il Riesame il castello di accuse nei confronti di Alfonso Cesarano, 61 anni, imprenditore stabiese del settore funerali, così come resta sequestrato un tesoretto di sette milioni e mezzo di euro. Già a processo per estorsione aggravata dal metodo mafioso e concorso esterno in associazione mafiosa, Cesarano ora è accusato di trasferimento fraudolento di valori, reato aggravato dell’aver favorito il clan D’Alessandro. Per i magistrati Cesarano avrebbe passato solo sulla carta lo scettro della direzione delle pompe funebri ai familiari, restando al contrario il vero amministratore delle varie società, che gestivano i funerali tra Castellammare, Vico Equense e Scafati senza che nessuno provasse a fargli concorrenza. A raccontare dei suoi rapporti con la cosca di Scanzano è il collaboratore di giustizia Renato Cavaliere. E' lui a spiegare agli inquirenti come nel 2006 fosse riuscito ad ottenere il permesso per uscire dal carcere in anticipo. «Mi serviva un lavoro, Alfonso Cesarano mi fece assumere come guardiano a Gragnano. Mi dava 2800 euro al mese per 12 ore di lavoro in una villa che doveva essere trasformata in un locale, ma non sono mai iniziati i lavori. Dopo qualche settimana non sono più andato a lavorare». 


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14-11-2019 15:00:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA