LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2024




L'inchiesta

Castellammare, il re dei funerali e il patto con il clan. L'accusa: 'Processo per i Cesarano'

Chiesto il rinvio a giudizio dell'imprenditore in cella e della sua famiglia

di Redazione
Castellammare, il re dei funerali e il patto con il clan. L'accusa: 'Processo per i Cesarano'

Il re delle pompe funebri è in cella da quasi tre mesi e ora rischia il processo con la sua famiglia. Alfonso Cesarano è accusato di avere stretto un patto con il clan D'Alessandro. Chiesto il processo per l'imprenditore stabiese e la sua famiglia. Il pm della Dda, Cimmarotta, ha chiesto il rinvio a giudizio per i titolari delle pompe funebri a Castellammare. Sei i protagonisti di un'inchiesta, che ha portato anche al sequestro di un patrimonio da sette milioni e mezzo di euro. Alfonso Cesarano (classe 1958), i cugini Saturno e Alfonso (classe 1957), il fratello Giulio, il nipote Catello Cesarano e Michele Cioffi sono accusati, a vario titolo di concorso nel trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante dell’aver commesso il fatto per agevolare il clan D’Alessandro e di essersi avvalsi della forza di intimidazione della cosca di Scanzano. Il giudice per le udienze preliminari deciderà a marzo sul futuro processuale della famiglia, che ha operato a lungo in regime di monopolio a Castellammare e ha interessi anche in diversi comuni della provincia di Napoli, come anticipa oggi il quotidiano Metropolis. L'unico in cella da fine ottobre, in attesa che si decida il suo destino giudiziario, è Alfonso Cesarano, in quanto secondo l'accusa avrebbe ceduto fittiziamente ai suoi familiari quote societarie per non perdere il controllo delle pompe funebri, dopo essere finito in un altro processo, per non vedere congelate e sequestrate le sue attività. Secondo le ricostruzioni dei collaboratori di giustizia Salvatore Belviso, Raffaele Polito e Renato Cavaliere l'imprenditore avrebbe finanziato il clan D'Alessandro e garantito aiuti e assunzioni. Lo stesso Cavaliere sarebbe stato assunto come copertura alla sua reale attività criminale. Dopo l’interdittiva Antimafia emessa dalla prefettura di Napoli il 7 dicembre 2012 nei confronti della società di servizi cimiteriali per la Dda la famiglia Cesarano avrebbe studiato una serie di passaggi che, però, nella sostanza avrebbero lasciato il controllo dell'affare dei funerali nelle mani del vero capo dell'impresa. Una tesi che ora passerà la prova dell'udienza preliminare che potrebbe portare a processo l'intera famiglia. 


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19-01-2020 19:42:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA