Il padre in corsia all'ospedale San Leonardo, il figlio costretto a stargli lontano per non rischiare il contagio. Una vita da separati che, ormai, va avanti dall'inizio dell'epidemia. Una famiglia di Castellammare divisa dall'emergenza coronavirus. E sono in tanti tra medici e infermieri che, da marzo, vivono reclusi in una stanza lontano dagli altri o si sono addirittura trasferiti altrove. Ma ora che c'è chi va a correre in villa comunale o a trovare i parenti Claudio lancia il suo appello su Fb: "Mio padre lavora presso la struttura ospedaliera della nostra città. Sono due mesi che io e gli altri componenti della famiglia non lo vediamo. Persino in occasione della Santa Pasqua dov’è stato costretto a rimanere solo a casa". Una situazione resa ancora più pesante dai contagi tra infermieri della scorsa settimana. Continua il giovane stabiese: "Vi dico questa cosa perché noi stiamo male. Siamo venuti a conoscenza di alcuni particolari i quali fanno pensare al negativo. Faccio questo post per trasmettere un semplice messaggio. Ci vuole rispetto per chi è in prima linea e rischia la vita ogni santo giorno. Rispetto per chi lotta tutt'ora tra la vita e la morte. Rispetto per chi ha sacrificato la propria vita nella causa contro questo mostro invisibile. Prendiamo esempio da loro e dalle famiglie, perché in questi casi sono tutti che soffrono le conseguenze. Non c è bisogno delle istituzioni che ci indicano cosa fare e non. L'altra notte ho scritto un messaggio a papà di tenere duro che supereremo anche questa. L'incubo non è finito dobbiamo resistere e continuare perché basta una sola scintilla per iniziare di nuovo". Troppi gli stabiesi in strada da lunedì come anche il sindaco Cimmino ha sottolineato ieri e a lui si rivolge Claudio: "Io ho paura".
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