LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2024




Il fatto

Castellammare, il falò con minacce di morte ai pentiti fu ordinato dal clan

Tre misure cautelari contro Francesco Imparato, Daniele Amendola e Antonio Artuso

di Redazione
Castellammare, il falò con minacce di morte ai pentiti fu ordinato dal clan

Furono gli uomini del clan a decidere di inviare il messaggio di morte contro i pentiti. Il falò della vergogna fu organizzato dal clan Imparato, che gestisce il traffico di droga al Savorito. Sono tre gli uomini accusati di avere provato a fare tacere i collaboratori di giustizia intimidendoli la notte dell'Immacolata. Con loro due sedicenni. In cinque inviarono il messaggio contro i pentiti che con le loro dichiarazioni avevo contribuito a fare arrestare i capi di quattro cosche due giorni prima. Il personale del locale Commissariato di polizia, congiuntamente ai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata e della Compagnia di Castellammare di Stabia, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione della misura cautelare del divieto di dimora all’interno della Regione Campania, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di Francesco Imparato, Antonio Artuso e Daniele Amendola, ritenuti responsabili dei reati di istigazione a delinquere (artt. 112, 414 comma I n.1 c.p.), con l’aggravante delle finalità mafiose (art. 416bis 1 c.p.). L’attività investigativa veniva avviata nelle fasi immediatamente successive alla notte del 8 dicembre 2018, quando, in occasione dei festeggiamenti per l'Immacolata, all’interno del rione “Savorito”, cinque uomini issavano su di una pira di legno, ritualmente allestita per i “fuocaracchi”, uno striscione recante la scritta: “COSÌ DEVONO MORIRE I PENTITI, ABBRUCIATI” e un manichino di pezza con un cappello in uso alle forze dell’ordine, il tutto veniva dato alle fiamme alla presenza di una moltitudine di persone. Le indagini, immediatamente avviate in sinergia tra l’Arma dei Carabinieri e la Polizia di Stato sotto il coordinamento della D.D.A. di NAPOLI, consentivano di identificare gli autori nei tre maggiorenni sottoposti a misura cautelare, e in due minorenni, per i quali sono tuttora in corso indagini coordinate dalla Procura della Repubblica dei Minorenni di Napoli. L’episodio avveniva nel quartiere della periferia stabiese noto come “Aranciata Faito”, zona abitata dalla famiglia Imparato meglio noti come i “Paglialoni”, fiancheggiatori del clan D’Alessandro. Il monito lanciato attraverso l’affissione dello striscione ha rappresentato un eloquente messaggio intimidatorio nei confronti dei collaboratori di giustizia, oltre a esprimere sostegno e solidarietà verso il clan D’ALESSANDRO, colpito pochi giorni prima da una misura cautelare eseguita dalla Polizia di Stato, per aver commesso in quel territorio reati ricostruiti anche grazie alle propalazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia.
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19-02-2019 08:36:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA