LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2024




Il fatto

Castellammare, il clan D'Alessandro condiziono' il voto Cimmino: 'Se ci sono anomalie mi dimetto'

Pronto il dossier del Prefetto Valentini al Ministro Lamorgese

di Mariella Parmendola
Castellammare, il clan D'Alessandro condiziono' il voto Cimmino: 'Se ci sono anomalie mi dimetto'

Duemila voti che avrebbero condizionato il voto e l'elezione il cui esito ha portato Gaetano Cimmino sulla poltrona di sindaco. Un pacchetto di preferenze che il clan D'Alessandro avrebbe dirottato condizionando le amministrative del 2018. Un'inchiesta ancora aperta della Dda che in questi ultimi tre anni ha svelato molti intrecci tra la cosca di Scanzano e l'imprenditoria stabiese, mentre risulta ancora coperto dal segreto istruttorio il capitolo sui rapporti con la politica. Nell'ultima ordinanza sui vertici dei D'Alessandro in una intercettazione è direttamente il boss Sergio Mosca a raccontare di avere sostenuto un candidato di Forza Italia, guardandosi però bene dal fare il nome. Aspetti oscuri su cui potrebbero avere fatto chiarezza i collaboratori di giustizia. In particolare i fratelli Rapicano, pentiti nel 2020 ma liberi di partecipare a incontri e accordi nel 2018. Nel dossier del Prefetto su possibili infiltrazioni del clan negli appalti e nel comune è finito anche il video in cui il nuovo presidente del consiglio, Emanuele D'Apice, omaggia il padre condannato per camorra e la maggioranza applaude. Ma oggi è lo stesso Cimmino a chiedere chiarezza dopo settimane difficili: "Basta ombre sulla città. Basta con i misteri e con questo reiterato “non detto”. Via gli omissis dai verbali, vogliamo i nomi di chi avrebbe inquinato il voto. I cittadini pretendono chiarezza. Io pretendo chiarezza su chi ha agganci con quella feccia. Ora è il momento di desecretare quegli atti e di fare nomi e cognomi. Vogliamo sapere tutto, senza filtri, senza segreti. E se dovessero emergere anomalie associate alla mia coalizione, sono pronto a dimettermi all’istante". Cimmino ribadisce di essere tra i protagonisti della lotta ai clan: "La camorra è un cancro, un macigno, una piaga, che ha bloccato per decenni lo sviluppo della città, ha allontanato professionisti, imprenditori e tutte le forze sane che hanno preferito investire altrove. Ora è il momento di far luce. Su tutto. E smettiamola, una volta per tutte, di associare a Castellammare l’etichetta di città di camorra".
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22-05-2021 17:28:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA