Non arriveranno in aula. Salvatore Belviso e Renato Cavaliere non riannoderanno i fili delle loro verità dinanzi agli imputati al processo contro Greco e i capi dei clan a Castellammare. Le ricostruzioni dei pentiti sui rapporti tra l'influente imprenditore e vertici delle cosche sono state acquisite nel processo. Gli avvocati della difesa hanno rinunciato ad interrogare i collaboratori di giustizia. Nessuna domanda o correzione rispetto alle pagine depositate nelle mani della pubblica accusa. Era stato proprio Belviso il primo a parlare di Greco: "È un imprenditore del clan D'Alessandro, grazie al rapporto con Pasquale ottiene il monopolio del latte". Con i suoi verbali acquisiti anche quelli di Aniello Orsini, Gioacchino Fontanella e Renato Cavaliere. Una vicenda che, in aula nel Tribunale di Torre Annunziata, il pm della Dda Cimmarotta collega alle minacce di morte arrivate ai pentiti pochi giorni dopo il blitz del 5 dicembre. Sono stati da poco portati in cella l'imprenditore stabiese e gli affiliati alle cosche, quando quel messaggio di morte viene issato su un falò insieme ad un manichino la notte della vigilia dell'Immacolata. La storia giudiziaria del falo' della vergogna del Savorito, con lo striscione 'I pentiti devono morire abbruciato' entra nel processo contro Greco e contro i vertici delle cosche. Per l'accusa quell'avvertimento ai collaboratori di giustizia non per caso arriva subito dopo il blitz in cui le loro dichiarazioni hanno avuto un ruolo centrale. E' questo solo uno dei passaggi di una udienza fiume. A lungo ha deposto l'ispettore Mascolo che ha coordinato le indagini per la polizia a Castellammare, descrivendo Greco come un imprenditore "a cui tutti si rivolgevano per consigli. Un saggio che aveva contatti con forze dell'ordine, magistrati e camorristi". Aveva rapporti con gli Afeltra dei Monti Lattari, "andava anche a pranzo con loro". Teresa Martone, vedova del boss Michele D'Alessandro, va nel suo ufficio una sola volta: "Greco pensava quegli incontri fossero pericolosi". Ma i soldi al clan non gli vengono estorti con la violenza. Lo stesso trattamento che poi gli riserva il ras dei Cesarano Luigi di Martino: "Con lui trattò la cifra da versare". Ma poi per l'inquirente Greco non si sarebbe avvantaggiato economicamente di quei rapporti con la cosca e non avrebbe mai riciclato denaro. Lui che oggi quella ricostruzione non l'ha ascoltata rinunciando alla videosorveglianza dal carcere di Secondigliano. "Sta male e ha bisogno di cure" dicono i suoi legali al termine dell'udienza.
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