Terrore di imprenditori e commercianti per il clan Cesarano arriva il tempo della resa dei conti con la giustizia. Pesanti le richieste di condanna per il boss di Ponte Persica e i suoi uomini. Il pm della Dda, Giuseppe Cimmarotta, ha chiesto nove anni di reclusione per Luigi Di Martino o' profeta, considerato il vero capo dai giorni in cui Ferdinando Cesarano finì in cella, sei anni invece per i suoi fedelissimi: Aniello Falanga, Giovanni Cesarano e Luigi Di Martino o cifrone.
Era l'organizzazione guidata dal boss Di Martino a chiedere il pizzo a tutti gli imprenditori del mercato dei fiori. Luigi Di Martino o' profeta individuava le vittime a cui chiedere i soldi, mentre Falanga, Cesarano e Di Martino si occupavano di incassare le estorsioni. Millecinquecento erano gli euro da versare al clan Cesarano il dieci di ogni mese. E i fiorai che non erano puntuali venivano minacciati e picchiati. Più una tassa allo scarico e carico di 700 euro al mese sempre come pizzo alla cosca di Ponte Persica. Soldi che gli imprenditori versavano in silenzio, al massimo decidendo di andare via dal mercato dei fiori per non sopportare più. Un business a cui si aggiungevano i guadagni di una società per il trasporto dei fiori dall'estero che ormai agiva in regime di monopolio, gestita dai cognati del boss Luigi Di Martino. Un'inchiesta che ha fotografato quanto avveniva nel mercato tra i più grandi del Sud dal 2014, cioè da quando Gigino o Profeta era tornato in libertà e ha portato agli arresti di qualche mese fa. Fondamentali le intercettazioni telefoniche e i video, che riprendevano quando gli imprenditori erano costretti a pagare le tangenti e gli uomini della cosca a incassare in un clima di terrore dove a vincere era la legge del silenzio. Ora i quattro imputati chiamati in aula a rispondere di racket e violenze rischiano dure condanne.
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