Due milioni e mezzo di euro nascosti in un muro. Soldi che Greco teneva a portata di mano a casa nel centro di Castellammare. Dopo la decisione del Tribunale del Riesame, che ha confermato il castello di accuse della Dda di Napoli nei confronti dell'imprenditore stabiese, l'inchiesta fa emergere nuove circostanze. Sviluppi che fanno tremare uomini d'affari e politici della zona stabiese. Arrestato il 5 dicembre scorso, in un'operazione che lo ha portato in carcere insieme con i capi di quattro clan, il noto imprenditore dovrà difendersi da nuove accuse. Secondo nuove indiscrezioni relative alle indagini, gli inquirenti che la mattina del blitz sono rimasti nella sua abitazione dalle sei alle nove di mattina, accanto ai due milioni e mezzo di euro, divisi tutti in mazzette con banconote da 50 euro, hanno trovato un post it con il nome di un imprenditore. Del resto grazie alle intercettazioni e ai dialoghi monitorati la polizia sapeva già cosa cercare e dove. Quindi una pista investigativa sulla destinazione di quei soldi doveva già esserci. Il pm della Dda di Napoli, Giuseppe Cimmorotta, che conduce le indagini, gli ha contestato il possesso non consentito di tutti quei soldi. Per il momento Greco, che ha rilasciato dichiarazioni spontanee definendosi una vittima dei clan, sulla cifra di soldi cash non ha ancora parlato. Da una prima ricostruzione dei fatti quei soldi dovevano essere versati a nero ad un imprenditore per la realizzazione di case e di un centro commerciale nell'area della ex Cirio. Una tangente parte integrante dell'affare, che metterebbe nei guai l'imprenditore destinatario della maxi mazzetta. Un intervento sull'ex fabbrica Cirio il cui via libera ha coinvolto istituzioni, dalla Regione al comune di Castellammare. I giudici della decima sezione del Tribunale del Riesame di Napoli hanno sciolto, in poche ore ieri sera, la riserva sull'istanza di scarcerazione, avanzata dagli avvocati Michele Riggi e Vincenzo Maiello. Una decisione lampo che, confermando le accuse della Dda, lascia aperto il capitolo più importante dell'inchiesta destinata ad avere altri sviluppi sugli interessi imprenditoriali delle quattro cosche dai D'Alessandro ai Cesarano, fino ai clan dei Lattari Di Martino e Afeltra. Confermato l'arresto anche per Giovanni Cesarano, ras del clan di Ponte Persica, accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso e per il quale il Riesame ha respinto la richiesta di scarcerazione. Un'inchiesta partita dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia nel 2009 e poi continuata per ricostruire gli intrecci tra clan, politica e affari. Fino ai 13 arresti di 15 giorni fa che riguardano episodi circoscritti in tre anni, dal 2013 al 2016. Ma non é tutto. Del resto é del 21 maggio di quest'anno un interrogatorio di Renato Cavaliere, killer e uomo di fiducia dei D'Alessandro: "...Greco aveva assunto una tale posizione di dominio sul territorio, che nessuno osava mettergli i bastoni tra le ruote ed in virtù dei suoi legami con i vari clan presenti sul territorio, riusciva ad ottenere quello che desiderava. Credo che anche attualmente sia così, Greco rimane un imprenditore molto importante e potente...". Un imprenditore che passerà il Natale in cella.
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