Esiste un prima ed un dopo Vajont. Come esiste un prima ed un dopo di ciò che sa nascondersi dietro un’idea apparentemente geniale: la follia, il sospetto di una catastrofe, la tragedia.
La Grande Signora - perché questo era il nome della diga del Vajont, questo prima degli infiniti metri cubi d’acqua assassina – doveva essere il fiore all’occhiello dei progetti europei in termini di grandezza, contenimento, innovazione. Il 9 ottobre 1963, alle ore 22 e 39, accade il distacco della frana dal Monte Toc; poco dopo il silenzio; ancora dopo, silenzio e vento; suona la campana della chiesa di Longarone; silenzio, vento e un treno d’acqua riduce in polvere 1910 persone.
Se dopo sessant’anni la ricerca dei corpi e dei colpevoli è un’ipotesi utopica, l’azione collettiva del ricordo è diventata realtà. Il 9 ottobre 2023, alle ore 22 e 39, più di 150 teatri italiani e non, hanno fermato il racconto che in ogni sala ha coinvolto, informato e commosso gli spettatori, per stringersi in quello stesso silenzio, per ascoltare il suono della campana.
Francesca Fedeli, vincitrice del premio Hystrio alla vocazione 2023, insieme alla comunicatrice scientifica Mariangela D’Aquino, dirette da Rosario Sparno, hanno raccontato ed interpretato magistralmente la storia del Vajont, nella sala del teatro Karol di Castellammare di Stabia.
Il Teatro Karol - insieme alle altre tre sale del centro di produzione Casa del Contemporaneo – Sala Assoli di Napoli, Teatro dei Piccoli e Teatro Ghirelli di Salerno, hanno aderito al progetto VajontS23 di Marco Paolini per la Fabbrica del Mondo, con la collaborazione di Marco Martinelli.
In Campania hanno aderito al progetto anche il Teatro Nest di San Giovanni a Teduccio, il Teatro Comunale Vittorio Emanuele di Benevento ed Eidos Teatro di San Giorgio Del Sannio.
La simultaneità della messa in scena per ricordare, ha sollevato anche un coro per riflettere sull’emergenza climatica in corso e sull’utilizzo improprio delle fonti. In un’intervista video a cura di Costanza Boccardi, Padre Alex Zanotelli, poco prima della messa in scena, ha posto l’accento sull’importanza dell’acqua con un invito all’attenzione: l’acqua è vita!
«Quella del Vajont non è una storia che appartiene al passato. Ma è il nostro presente. Ogni volta che c’è la cosciente e colpevole sottovalutazione di un rischio a discapito del bene comune e delle vite umane, abbiamo un Vajont – afferma il regista Rosario Sparno - Un omicidio, che è il risultato del nostro approccio superbo e arrogante con la natura».