Era in aula ieri. Ha assistito alla prima udienza del processo il boss Vincenzo d'Alessandro accusato con i vertici del clan di racket, estorsioni e usura ai danni di commercianti e imprenditori di Castellammare.
Con il Comune e le associazioni antiracket che saranno parti civili nel processo contro il gotha del clan di Scanzano. È partito oggi, a due anni dal rinvio a giudizio il processo «tsunami». Associazione di tipo mafioso, estorsione, usura sono solo alcuni dei reati contestati a vario titolo ad una ventina di imputati, che potranno difendersi nel corso del processo che sarà celebrato dinanzi ai giudici del tribunale di Torre Annunziata (presidente di collegio Antonio Fiorentino, a latere Valeria Campanile e Luisa Crasta).
Le indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia ricostruiscono decine di episodi di usura ed estorsione ai danni di imprenditori e commercianti dell'area stabiese, che risalgono al periodo 2006-2009.
Al fianco di Vincenzo D'Alessandro, sono a processo tra gli altri anche Paolo Carolei, pure lui tornato in libertà di recente e ritenuto ai vertici del clan stabiese ed un'altra ventina di persone, tra cui storici affiliati al clan D'Alessandro come Antonio Occidente, Ferdinando Gargiulo e Vincenzo Ingenito, tutti detenuti per altri reati.