LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2024




Il fatto

Castellammare, crisi Fincantieri: licenziati centinaia di operai dell'indotto

La denuncia del collettivo Fim: 'Verifiche sugli imprenditori che non rispettano la legge'

di Redazione
Castellammare, crisi Fincantieri: licenziati centinaia di operai dell'indotto

Fincantieri a Castellammare non riapre i suoi cancelli. Duecento almeno i lavoratori dell'indotto restati senza lavoro e con famiglie da sostenere. Ancora stop per lo stabilimento stabiese, nel quale oggi sono rientrati solo una settantina di operai addetti alla manutenzione su 500 dipendenti. Congelata la decisione di riaccendere i motori della fabbrica, con un accordo tra azienda e sindacati per le misure anti contagio e il rischio di nuovi focolai dell'epidemia. Il rientro, che in altri stabilimenti del gruppo è avvenuto oggi, potrebbe essere rinviato ad inizio maggio quando l'Italia intraprenderà il difficile cammino della fase due. A pagare il prezzo più alto gli operai dell'indotto licenziati dalle imprese che operano nella galassia Fincantieri. Mentre i dipendenti dello stabilimento hanno ottenuto una proroga della cassa integrazione. Una situazione su cui arriva la denuncia del collettivo Fim-Cisl: "Il nostro non è affatto uno stabilimento particolare, 'come asserisce qualcuno', ma è un’azienda che opera sicuramente su un territorio dove la politica socio-economica è stata latitante per un periodo particolarmente lungo. Dove ogni investimento che porti a un qualsivoglia impiego occupazionale, è ostacolato da poteri occulti o drogato da un’imprenditoria non all’altezza di questo nome. Anche se pensiamo che in quest’ultimo periodo molto è stato fatto, ma non ancora abbastanza. E cosi’ anche la nostra azienda Fincantieri è costretta a destreggiarsi tra falsi miti e reali populisti. In questo tragico periodo esistono storie di persone, che stanno combattendo per riuscire a mantenere e sfamare la propria famiglia, dovuto alla perdita del proprio posto di lavoro". La CISL chiede delle verifiche su chi ha violato le norme che impediscono i licenziamenti in questa fase: "Sono tutte quelle schiere di lavoratori che non hanno usufruito della cassa, e non si sono visti rinnovare contratti a termine o altro, da quegli imprenditori che guardano solamente agl’indici aziendali. Secondo noi del collettivo FIM stabiese è una situazione che si trascina ormai da gennaio, perché è da ricercare in quell’evento (ovvero la partenza della nave TRIESTE) l’inizio del dramma ocuupazionale stabiese. Nonostante le nostre denuncie sui quotidiani e nelle sedi opportune, nulla è servito a far cambiare idea all’azienda. Comunque siamo convinti che passata questa tragica emergenza “covid” si riapriranno i cancelli della costruzione navale per la maggior parte di queste straordinarie persone, che cercano con affanno di destreggiarsi tra NASPL –NASPI- E VARI DECRETI". La Fim difende i risultati ottenuti per garantire la sicurezza dei lavoratori: "Infine appoggiamo lo straordinario lavoro effettuato in questo periodo dalle RSU di Fabbrica, anche se non tutti presenti, e l’impegno che hanno profuso nel ricercare le miglior condizioni per far ripartire le attività in piena di sicurezza, e sicuramente un’iniziativa positiva quella intrapresa già da oggi, quella di far ripartire alcuni reparti in modo da rodare le nuove procedure di sicurezza. In conclusione chiediamo alle nostre RSU di verificare attraverso gli uffici competenti dell’azienda se qualche imprenditore, approfittando della crisi covid 19, ha snellito il proprio organico, non rispettando i decreti ministeriali e pertanto violando i termini di legge".
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20-04-2020 15:44:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA