Condannati i signori della droga. Stangata ai fratelli Imparato e ai loro uomini. Vent’anni di cella per i due boss. Condanne dai 3 ai 12 anni per gli altri nove imputati. Si chiude il processo a capi e soldati della cosca del Savorito accusati di avere rifornito di droga la piazza di spaccio alla periferia di Castellammare, di associazione per delinquere di stampo mafioso e estorsioni.
Un colpo al gruppo criminale considerato dagli inquirenti fedelissimo del clan D’Alessandro. Venerdì la sentenza, che conferma le richieste di condanna formulate dal sostituto procuratore dell’Antimafia Giuseppe Cimmarotta.
Venti anni ai capi Salvatore e Michele Imparato, 12 anni per Giovanni Longobardi, Gregorio Cesarano e Silvio Onorato. Onorato, difeso dall’avvocato Francesco Schettino, ha ottenuto però il riconoscimento della continuazione con una precedente sentenza e dunque dovrà scontare 8 anni. E ancora 10 anni a testa per Ciro Amodio, Giovanni Di Maio e Francesco Massa. Infine 8 anni per Nicola Capasso e 4 anni di reclusione per Pasquale Cabriglia e 3 anni a Catello D’Auria, entrambi ritenuti figure marginali dell’indagine. Un colpo alla famiglia ritenuta tra i protagonisti del traffico di droga del clan D’Alessandro. Ma per fare soldi gli uomini degli Imparato terrorizzavano anche molti imprenditori e commercianti. Racket che veniva riscosso sia sotto forma di denaro che di forniture a carico di diversi imprenditori del territorio. Nel corso delle indagini è stata anche smantellata una florida “piazza di spaccio” nel quartiere stabiese del rione Savorito. Una impresa criminale che aveva al suo servizio pusher, custodi e vedette. Spacciatori che controllavano il territorio utilizzando delle bici elettriche.
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